L’Ausiliaria e il partigiano

L’AUSILIARIA E IL PARTIGIANO

Forse è cominciata così: una telefonata, una donna sconosciuta che mi domanda: “Le interessa scoprire chi ha ucciso una ragazza di sedici anni e perché l’hanno ammazzata?”.
Devo averle risposto: “Non sono un poliziotto, signora. Si rivolga a loro, alla polizia o ai carabinieri”.
“Non mi occorre un poliziotto” ha ribattuto lei.
“E allora chi le serve?”
“Uno che sappia indagare nel tempo perduto, nella memoria dei vinti e dei vincitori” mi ha probabilmente risposto.
“Di che cosa si tratta precisamente?”
“Di Marilena Grill. Si chiamava in questo modo.”
“E quando la uccisero?”
“L’assassinarono nella notte fra il 2 e 3 maggio del 1945, a Torino. A sparare furono dei partigiani comunisti, almeno così dissero…”
“Era fascista, Marilena?” ho chiesto.
“Era una giovanissima e ingenua ausiliaria. Credeva nella patria e nell’onore. Ed era innocente. Non sono nemmeno sicura che sia stata uccisa in quanto ausiliaria, era soltanto una bambina…”
“Ma lei sa come la penso?”
“Lo so. Per questo motivo mi sono rivolta a lei.”
“Perché lo ha fatto? Mio padre era nella Resistenza, i partigiani erano dalla parte giusta, quella della libertà. Potrei non essere la persona che le occorre…”


Qualcuno, adesso, proverà sul serio ad accusare Massimo Novelli, giornalista e scrittore civile, figlio di un giovanissimo ex partigiano comunista e poi giornalista anche lui (all’Unità, sino a quel 1956 e alla tragedia di Budapest), di essere un “revisionista?”
La risposta sta in un dettaglio ed è nascosta in un’altra domanda che, all’inizio del suo libro sulla breve vita e la brutta morte dell’ausiliaria della Repubblica di Salò Marilena Grill, indica la cifra e la dimensione della sua ricerca e della sua scrittura. Una donna, anziana, telefona in redazione a Novelli e gli chiede: «Le interessa scoprire chi ha ucciso una ragazza di 16 anni e perché l’hanno ammazzata?». Così comincia il racconto, ma anche il paziente lavoro del suo autore. Ma così, soprattutto, si dipana costante e mai ingarbugliato il filo rosso del ragionamento di questa piccola storia romanzata che è anche, nello stesso tempo, un piccolo saggio sulla tormentata e aspra contesa riguardo alla ricostruzione dei primi giorni, mesi e anni che, dopo il 25 aprile 1945, celarono e resero opaca una stagione feroce di omicidi, vendette e oblìi.

Ettore Boffano


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