Canzoni

LA MARCIA DEI RURALI

Anno: 1933

Gruppo:

Testo: (Anonimo)
Musica: V. Serventi

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I volti, incisi da l'aspra guerra,
leviam dai solchi nel sole d'or :
pel sangue nostro sei salva, o terra,
di noi fecondati oggi '1 sudor.

Vittorio e Mussolini
francaronci i destini :
in guerra e in pace eroi,
plebe non siam più noi :
siam militi in battaglia
la messe a duplicar,
il pane a tutta Italia
ne' campi a suscitar.
Eia!

Vieni, fratello ! Qui l'aria è pura,
fiero il costume, gentile il cor ;
qui, ne' spettacoli de la natura,
di ciclo in terra parla il Signor.

Qui Bacco ti vuoi mescere
il vino che t'inestra,
qui '1 riso vedrai crescere
a italica minestra,
qui frutta, e la battaglia
qui Cerere ingaggiar,
e il grano a tutta Italia
ne' campi trionfar.
Eia!

Se a un giorno lieto seguì un dimane
ch'ancor protraggesi nel sofferir,
a quei che durano in sforzo immane
men fosco annunciasi già l'avvenir.

Ne tempra Mussolini
de l'Urbe ai gran destini:
in guerra e in pace eroi,
Roma, siam figli tuoi !
Ei vede od intuisce,
e a guerre vinte un dì
or questa preferisce
dei nostri aratri, sì !
Eia!

Roma de' Cesari parla a le genti,
ecco e il Littorio torna a imperar :
sana paludi, chiama sorgenti,
colonie innovaci ne l'oltremar.

Il Duce Mussolini
ne tempra a gran destini :
dover, corporazione
son fulcro a la Nazione:
Littoria di Pontinia
è gloria del lavor;
Sabaudia e Mussolinia
di pace son l'allor.
Eia!

L'ulivo allieta, mite, le zolle
che amiam dilìgere, ben seminar :
darà la quercia, ch'aspra s'estolle,
serti al valore ne l'arduo oprar.

I campi fur delizia
a' legionari tuoi :
dal vomere a milizia,
Roma, corriamo noi :
di pace il verbo hai detto,
l'auspichi a l'orbe inter :
ne dai libro e moschetto :
difenderci, saper.
Eia!

Dai campi, o Eterna, ti cercò '1 Duce
e al mondo, in tenebre di bieca età,
raccese antiqua e nova luce
da te, gran faro d'umanità.

T'esalta in sua fierezza
salendo la canzone,
o santa giovinezza
de la Rivoluzione :
de le Camice Nere
l'Idea l'eroico ardir
canta e le primavere
fiorenti a l'avvenir.
Eia!

Versaglia, immemore del sacrificio,
del sangue il prezzo, scaltra, negò,
e del promesso di terre ufficio
i molti figli nostri frodò . . .

Giustizia verrà poi !
Col Re, con Mussolini
giustizia è ne' destini
d'un popolo d'eroi.
Or ferva la battaglia
che Arnaldo propiziò,
che il pane a tutta Italia,
col Duce, suscitò.
Eia!

Ecco, fratello ! E questo il pane
che il Nazareno transustanziò,
che a nostre ataviche genti romane,
integro, forza d'imper donò.

O pane nostro, onore
profumo de la mensa,
ricchezza nostra, ardore
a' muscoli e a chi pensa ;
o festa de la vita,
gioia del focolar,
col Duce, che n'invita,
per te, su a lavorar !
Eia I

Ne' suoi tentacoli d'immane piovra
troppi n'avvinghia la gran città :
gloria in dedotte colonie e sovra
il mare, o Italia, rifulgerà.

Di là Marinaretti,
fieri Ballila e schietti
saranno, dopo noi,
in guerra e in pace eroi
e, in monti e uberi piane,
feconde madri ancor
saranno l'italiane
monde d'immondo error.
Eia!

Ne gli agonistici ludi, su a prova
per vette e nevi, giù a l'acque e in ciel
tempra lo spirito la gente nova
al Re al Littorio cara e fedel.

Tu - ivi tesa al primato
che in giure, arti e sapere,
o Roma, hai conquistato
col genio e col volere -
ciogli col vate antico,
l'imperio a richiamar,
da l'Agro arato e aprico
il Carme Secolar !
Eia! Alala! -
I volti, incisi da l'aspra guerra,
leviam dai solchi nel sole d'or :
pel sangue nostro sei salva, o terra,
di noi fecondati oggi '1 sudor.

Vittorio e Mussolini
francaronci i destini :
in guerra e in pace eroi,
plebe non siam più noi :
siam militi in battaglia
la messe a duplicar,
il pane a tutta Italia
ne' campi a suscitar.
Eia!

Vieni, fratello ! Qui l'aria è pura,
fiero il costume, gentile il cor ;
qui, ne' spettacoli de la natura,
di ciclo in terra parla il Signor.

Qui Bacco ti vuoi mescere
il vino che t'inestra,
qui '1 riso vedrai crescere
a italica minestra,
qui frutta, e la battaglia
qui Cerere ingaggiar,
e il grano a tutta Italia
ne' campi trionfar.
Eia!

Se a un giorno lieto seguì un dimane
ch'ancor protraggesi nel sofferir,
a quei che durano in sforzo immane
men fosco annunciasi già l'avvenir.

Ne tempra Mussolini
de l'Urbe ai gran destini:
in guerra e in pace eroi,
Roma, siam figli tuoi !
Ei vede od intuisce,
e a guerre vinte un dì
or questa preferisce
dei nostri aratri, sì !
Eia!

Roma de' Cesari parla a le genti,
ecco e il Littorio torna a imperar :
sana paludi, chiama sorgenti,
colonie innovaci ne l'oltremar.

Il Duce Mussolini
ne tempra a gran destini :
dover, corporazione
son fulcro a la Nazione:
Littoria di Pontinia
è gloria del lavor;
Sabaudia e Mussolinia
di pace son l'allor.
Eia!

L'ulivo allieta, mite, le zolle
che amiam dilìgere, ben seminar :
darà la quercia, ch'aspra s'estolle,
serti al valore ne l'arduo oprar.

I campi fur delizia
a' legionari tuoi :
dal vomere a milizia,
Roma, corriamo noi :
di pace il verbo hai detto,
l'auspichi a l'orbe inter :
ne dai libro e moschetto :
difenderci, saper.
Eia!

Dai campi, o Eterna, ti cercò '1 Duce
e al mondo, in tenebre di bieca età,
raccese antiqua e nova luce
da te, gran faro d'umanità.

T'esalta in sua fierezza
salendo la canzone,
o santa giovinezza
de la Rivoluzione :
de le Camice Nere
l'Idea l'eroico ardir
canta e le primavere
fiorenti a l'avvenir.
Eia!

Versaglia, immemore del sacrificio,
del sangue il prezzo, scaltra, negò,
e del promesso di terre ufficio
i molti figli nostri frodò . . .

Giustizia verrà poi !
Col Re, con Mussolini
giustizia è ne' destini
d'un popolo d'eroi.
Or ferva la battaglia
che Arnaldo propiziò,
che il pane a tutta Italia,
col Duce, suscitò.
Eia!

Ecco, fratello ! E questo il pane
che il Nazareno transustanziò,
che a nostre ataviche genti romane,
integro, forza d'imper donò.

O pane nostro, onore
profumo de la mensa,
ricchezza nostra, ardore
a' muscoli e a chi pensa ;
o festa de la vita,
gioia del focolar,
col Duce, che n'invita,
per te, su a lavorar !
Eia I

Cupa dal Lèmano fuma la nebbia
che a nembo e a lutti già si abbattè:
nel sol, col popolo, il Duce trebbia,
sereno monito a gli altri e a sé.

A la barbarie, eterno,
il Campidoglio regge:
cristiana la sua legge
su Pluto sta che, a scherno,
l'oro a sé trae dal sangue
de' popoli a fluir:
vuol te l'Europa esangue,
te vuol, Roma, seguir.
Eia!

Ei trebbia e semina. Dal Giuba un duca
qual con regale cor vi morì
Or plaude e accenna: - l'ltalia adduca
aquile e scudo crociato qui. -

Di te l'austera e amata
ombra giasmai non muoia,
o augusto camerata
Luigi di Savoia !
Trebbia il destin Benito:
Savoia è avanti ognor
con l'alto esempio, invito
a mete di splender.
Eia!

Ne' suoi tentacoli d'immane piovra
troppi n'avvinghia la gran città :
gloria in dedotte colonie e sovra
il mare, o Italia, rifulgerà.

Di là Marinaretti,
fieri Ballila e schietti
saranno, dopo noi,
in guerra e in pace eroi
e, in monti e uberi piane,
feconde madri ancor
saranno l'italiane
monde d'immondo error.
Eia!

Ne gli agonistici ludi, su a prova
per vette e nevi, giù a l'acque e in ciel
tempra lo spirito la gente nova
al Re al Littorio cara e fedel.

Tu - ivi tesa al primato
che in giure, arti e sapere,
o Roma, hai conquistato
col genio e col volere -
ciogli col vate antico,
l'imperio a richiamar,
da l'Agro arato e aprico
il Carme Secolar !
Eia! Alala! -

Note

Le parole del testo sono state scritte da un anonimo rurale, come è riportato nello spartito.

Strofe XX : imperio. Nota diretta agli esigui relitti d'una tenace malignità interpretativa, sgannata dallo spirito magno di Benito Mussolini.
Imperio, per Lui e per noi, vuoi dire e vuoi essere — oltre quel tanto che si riferisce ad immanenti e vitali necessità d'espansione demografica coloniale e a diritti di Vittoria contemplati nei Patti, ancora richiamabili, di Londra e di Moriana — imperio di spirito sugli spiriti, imperio di dottrina e di etica fascista, maestra di civile convivenza, esempio di ordine, autorità e giustizia, epperò universale, cristiana, antibarbarica, antirazzista; avversa — in riconosci mento di ragioni e diritti di vita, come agli uomini così alle nazioni — all'egemonismo ed alla sopraffazione brutale della forza e dell'oro per se stanti; avversa alle presunzioni di una statica, per se stessa instabile, di trattati mutilatori di corpi etnici nazionali; avversa — anche in memoria del congresso pantedesco del 9 maggio 1918 a Vipiteno, e delle recentissime nostalgiche elucubrazioni di qualche " herr doctor „ — ai Moloch, ai Leviathan della politica ed ai "pan - ismi", mostruosamente onnivori (panslavismo, pangermanismo, panamericanismo o monroismo ecc.) da essi generati; avversa a Mammona ed alle sue clientele elettoralistiche, parlamentaristiche, scandalistiche, super-armamenti-stiche e super protezionistiche; avversa agli intrighi maleficamente occulti — massonici o non — i quali ostacolano l'avvento di quel " minimo d'intesa politica inter-europea „ che potrebbe salvare l'Europa e, insieme, il Mondo.
Un rurale, Camicia Nera.

Nel 1935 vennero aggiunte 4 strofe da inserirsi dopo la 16ª dando origine ad una II versione del brano. Il testo aggiuntivo era riportato in un foglietto inserito nello spartito e recante la seguente nota:
Il nome Benito sta qui nel suo genuino significato di benedetto. Quest'ottime strofe vennero spedite A S.S. il Capo del Governo subito dopo il Suo nobile gesto a littoria e nell'imminenza del viaggio del Sovrano in Somalia.