Canzoni

A PAOLO

Anno: 1985

Gruppo: MAURIZIO MASTELLONE

Testo e musica: Maurizio Mastelloni

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No, non importa morire a vent’anni!
No, non importa finire in galera!
In questo mondo fatto d’inganni
noi vinceremo e sarà primavera,

sarà primavera per te che sei caduto,
per te fratello che mai hai ceduto,
per chi in tanti anni ti è rimasto fedele,
per chi la tua memoria mai tradirà.

Se siam pochi o siam tanti non ci interessa,
noi continueremo a lottare lo stesso
e terremo sempre alta la testa
proprio perché chi ci infonde il coraggio

è il ricordo di quel fratello caduto
proprio perché mai ha ceduto,
perché in tanti anni è rimasto fedele
ed ora per sempre fedele sarà.

Ma fedeltà vuol dire combattere e morire
non certo strillare e poi non lottare.
La rabbia e il dolore che portiamo nel cuore,
che portiamo nel cuore abbiam scolpite sul viso
ripensando a quel fratello a cui la morte ha sorriso.

Avanti fratelli urliamo il suo nome,
quel nome che ogni volta ci da i brividi al cuore.
Un camerata è caduto ma noi siamo qua
a continuar la lotta per la libertà.

No, non temere fratello caduto
marceremo insieme con in alto le bandiere
e la tua bandiera la più alta sarà
a testimoniare a tutti la tua fedeltà.
E fedeltà ed onore così è stata la tua vita
se ne sono accorti tutti quando era finita.

E fedeltà ed onore così è stata la tua vita
se ne sono accorti tutti quando era finita.

Note

La sera del 2 febbraio 1983, durante l’affissione di manifesti - per la raccolta firme che avrebbe dovuto tenersi l’indomani per l’esproprio di Villa Chigi - un po’ dopo la mezzanotte, mentre si accingeva ad affiggere manifesti su un cartellone, situato su uno spartitraffico di Piazza Gondar, di fronte a dove era situata la fermata Atac del 38, Paolo di Nella, militante del Fronte della Gioventu’ di Roma, venne aggredito alle spalle da due compagni che, dopo averlo colpito alla testa fuggirono per Via Lago Tana. Paolo, ancora stordito per il colpo, si diresse alla macchina, da dove la ragazza che lo accompagnava aveva assistito impotente a tutta la scena.
Dopo essersi sciacquato ad una fontanella la ferita, ancora abbondantemente sanguinante, Paolo riportò in sede i manifesti e il secchio di colla. Verso l'1.30, rientrò a casa. I genitori lo sentirono lavarsi i capelli, muoversi inquieto e lamentarsi. Lo soccorsero chiamando un'ambulanza, che però arrivò quando ormai Paolo era già in coma. Solo nella tarda mattinata del giorno dopo, il 3 febbraio (tardi, maledettamente tardi per uno nelle sue condizioni), Paolo venne operato, e gli vennero asportati due ematomi e un tratto di cranio frantumato.
La sera del 9 febbraio, dopo 7 giorni di coma, la solitaria lotta di Paolo contro la morte giunge al termine: alle 20.05 muore.
Un giglio bianco infilato nella fettuccia, omaggio di un’infermiera che aveva saputo che proprio quel giorno Paolo avrebbe compiuto vent’anni, sigilla un’immagine di purezza.