Canzoni

Discorso alla Camera del 6 giugno 1925

Anno: 1925

Gruppo: DISCORSI: BENITO MUSSOLINI

Testo: Benito Mussolini

Dopo lo smagliante discorso dell'on. Delcroix che voi avete ascoltato con grande entusiasmo, un discorso che uscisse dalle linee della più stretta sobrietà, toglierebbe tutto il calore alla profondità del sentimento di questa celebrazione. Celebrazione possibile in questa Camera, che è viva e degna di vivere, che ha ancora dei compiti da assolvere e li assolverà, come forse non era possibile in una legislatura di tre anni fa, quando 156 deputati, che avevano soltanto il coraggio della loro viltà verbale uscirono dall'aula, credendo di ferire con la loro latitanza il prestigio della Dinastia.

II Governo fascista che da tre anni è servitore scrupoloso e leale del Re e della Nazione, si associa alla mozione proposta dall'on. Delcroix. Vi si associa tutto il popolo italiano, che è pacificato quando siano esclusi gli spodestati irriducibili.

Il Sovrano che intendiamo di onorare e di servire ha retto i destini della Nazione in uno dei periodi più importanti e più tormentosi della nostra storia. Si potrebbe dividere questo periodo in tre tempi: dal '900 al '910, la Monarchia non osteggia, ma accoglie il primo movimento delle classi lavoratrici che, essendo vissute in condizioni ingrate, si affacciavano per la prima volta alla vita ed alla storia. Più importante è il secondo periodo. Il Re silenzioso e saggio, ma sensibile, profondo conoscitore dei bisogni e dei sentimenti del popolo, avverte che non si poteva frenare il moto interventista che dilagava nelle piazze, sente che questo moto rispondeva a un bisogno incoercibile della nostra razza, lo accoglie, gli dà il suo sigillo, e snuda la spada. Crede nella guerra, e fa la guerra, fante tra i fanti; vi crede anche quando, in un periodo di incertezza, molti dubitavano, ma Lui, a Peschiera, non dubitò.

Certo vivrà nei secoli la bellezza dell'umiltà della guerra; in questo secondo decennio, il Re è il custode della Vittoria; così come nel 1915 egli sente che la guerra ha creato delle nuove generazioni, delle passioni, dei bisogni, dei sentimenti, tutto un ideale della vita diverso dall'ideale dell'anteguerra, sente che l'Italia di oggi, la nostra Italia, l'Italia delle nostre generazioni è assetata di gloria e di potenza. Noi sentiamo che se domani, nuovamente una grande ora suonasse, il Re saggio, il Re vittorioso si rimetterebbe alla testa dei reggimenti e delle legioni. Noi sentiamo che il Re saggio, che il Re vittorioso è sempre presente all'anima del suo popolo. Intendiamo oggi di onorarlo con questa solenne celebrazione, in quest'assemblea che diventa sempre più degna. Intendiamo di servirlo con tutte le nostre forze, con tutte le nostre energie, con la vita e, se occorra, anche col sacrificio supremo. Innalziamo a Lui il triplice grido di: Viva il Re!