Rassegna Stampa

“Concerto per Carlo”. Venturino: “Alternativa arte e militanza. Polemiche? Giornalismo becero e un uomo che caccia i fantasmi”

Testata: MERIDIANA MAGAZINE

Data:3 novembre 2013
Autore: Marco Petrelli
Tipologia: Intervista

Locazione in archivio

Stato:Solo testo
Locazione: ASMA-Archivio digitale RS,Web/Meridiana Magazine,Meridiana Magazine 2013-12-03

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A pochi giorni ormai dal “Concerto per Carlo Venturino” raggiungiamo Marco, fratello di Carlo e anche lui membro della storica band “Amici del Vento”. A 30 anni dalla scomparsa di uno dei “padri” delle note militanti della cultura musicale della destra italiana, Meridiana vi propone un’intervista che, partendo dalla musica, ricostruisce il contesto passato e presente di un ambiente politico dando voce ad uno dei protagonisti della sua evoluzione.

Musica alternativa a Milano. Perché un “Concerto per Carlo”?

“Lo dice proprio il presupposto. E’ un concerto per Carlo, a trent’anni dalla scomparsa, per celebrarne la figura. Un ricordo, una commemorazione, un rito: ognuno può metterci la motivazione che vuole. Per me è essenzialmente ricordare una persona fondamentale nella mia vita. E dal momento che mio fratello per la sua personalità, coerenza, coraggio e lealtà verso sé stesso e le sue idee, ha rappresentato, nella sua vita e dunque anche nella sua musica, un riferimento per molti che hanno vissuto quel particolare momento storico che sono stati “gli anni settanta”, è l’occasione per ritrovarsi e riflettere. Se è sacrosanta la proiezione verso il futuro, non bisogna mai dimenticare quello che di buono ha avuto il passato. Soprattutto quando il futuro sembra avere un po’ perso la direzione.”

Può spiegarci cos’è e cosa tratta la musica alternativa? E cosa rappresentano oggi queste note?

“E’ molto difficile condensare in poche parole la risposta a questa domanda. Un possibile punto di vista potrebbe essere quello di considerare la musica alternativa come una specie di bilancino tra l’espressione artistica musicale e l’azione politica, dove la politica è intesa essenzialmente come motore ideale dell’azione e non certo amministrazione della cosa pubblica. E questo bilancino ha sempre oscillato tra chi lo spingeva da una parte e chi lo tirava dall’altra. Oscillazione che, certo, non ha giovato al fenomeno: perché da una parte , sul versante artistico, un generoso ma eccessivo dilettantismo ha impedito al fenomeno musicale di imporsi come avrebbe potuto, dall’altro perché la politica ha soffocato tutto ciò che in esso non era ortodosso e finalizzato al risultato di potere. E questo drammatico errore ha lasciato in balia alla sinistra qualunque espressione artistica, musica compresa. E per quanto riguarda l’oggi, onestamente, non saprei: così molto superficialmente mi pare che la problematica sia la stessa, forse ancora peggio, ma lascio ai giovani la risposta”.

Stampa locale e nazionale ha sollevato il caso del vostro concerto. Secondo lei perché?

“Più che il caso del nostro concerto parlerei di un caso psichiatrico, quello dell’Osservatorio Democratico”, e di un caso miserevole, che è quello dei giornalisti che hanno fatto da amplificatore al primo, nonché all’ancor più miserevole caso del direttore del teatro che ci ha negato lo spazio. Per quanto riguarda l’Osservatorio, siamo di fronte a un pregiudicato che già condannato per una stupida, inutile quanto bestiale violenza, dà la caccia ai fantasmi di un “male” che è solo nella sua testa. Insomma siamo nella patologia. Per i secondi siamo alle solite: un giornalismo becero, malinformato in cerca di sensazionalismi e sempre prono ad annegare nella banalità pur di soddisfare il proprio padrone. Nella canzone “Se fossi Dio” Giorgio Gaber ne ha dato la precisa e puntuale descrizione. Nel terzo caso siamo al classico segno dei tempi: la possibilità di dare davvero un insegnamento di democrazia, ovvero permettendo anche a noi “paria” di avere uno spazio espressivo viene rapidamente cancellata dalla paura dello “scandalo” che tradotto vuol dire temere di perdere consensi, che tradotto ancora vuol dire fare un budget un po’ inferiore al previsto. Insomma, una pena”.

Il sindaco Pisapia si ha preso posizione sull’argomento?

“Onestamente non so se ha preso posizione”.

Da uomo di destra come vede la frammentazione dell’ambiente?

“L’ambiente è sempre stato frammentato. Solo che negli Anni Settanta c’era un’emergenza di sopravvivenza che lo compattava. Ora quella non c’è più e la frammentazione è più visibile. Al punto che viene quasi da chiedersi “ma sono io un uomo di destra? Come la Santaché? No, perché lei è una donna…”

Come ha vissuto la “rinascita” di Alleanza Nazionale?

“Quando il Movimento Sociale Italiano si è dissolto in Alleanza Nazionale, confesso che ho sofferto. Il MSI era il mio partito, bene o male il riferimento per cui avevo fatto e, talora anche rischiato, certe cose. Però, consapevole che l’evoluzione o l’impermanenza, se si preferisce, è una legge delle umane cose, ho guardato ad Alleanza con speranza, impegno e fiducia. La parabola di Alleanza Nazionale mi ha ucciso la speranza, tolto l’impegno e rubato la fiducia. La “rinascita” non può quindi che lasciarmi perplesso. E’ un po’ come quando ci si scotta…”


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