Rassegna Stampa

Giraudo (Lorien): "Eravamo anti politica già 40 anni fa; oggi mancano politica e morale. Il Concerto? L'organizzazione va avanti"

Testata: AGENZIA STAMPA ITALIA

Data:18 novembre 2013
Autore: Marco Petrelli
Tipologia: Intervista

Locazione in archivio

Stato:Solo testo
Locazione: ASMA-Archivio digitale RS,Web/Agenzia Stampa Italia,Agenzia Stampa Italia 2013-11-18

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Politica - Politica Nazionale

(ASI) Dopo l'articolo di ASI in merito al discusso “Concerto per Carlo” dedicato alla memoria di Carlo Venturino, abbiamo contattato uno dei curatori dell'evento, Guido Giraudo. Guido ha deciso di rispondere ad alcune nostre domande, quesiti che spaziano dal concerto alle polemiche sollevate da Osservatorio democratico, dalla musica alternativa alla attuale situazione politica.

Leggete cosa ci ha raccontato.

Guido Giraudo cominciamo subito con un tema "scottante": il "Concerto per Carlo" si fa o no?

"Certo che si fa, e si fa a Milano, il 16 dicembre, così come era stato annunciato sin da maggio!"

Luogo top secret?

"Diciamo di sì, dopo quello che è successo (la revoca del Teatro Manzoni a causa di un'infamante velina dello pseudo Osservatorio democratico) ci pare inutile prestare il fianco a polemiche. Chi ha comprato il biglietto sarà informato in tempo utile e avrà a disposizione ogni tipo di supporto: alberghi convenzionati, 300 posti auto, una segreteria funzionante 24 ore... Ma non abbiamo bisogno di pubblicità".

Cosa avete combinato per far arrabbiare così tanto l'Osservatorio democratico?

"Noi assolutamente nulla, questo è il quarto concerto che si tiene a Milano in ricordo di Carlo Venturino: il primo nel 1986 (a tre anni dalla morte) al cinema "Argentina", il secondo nel 1993 al teatro "Rosetum", il terzo nel 2003 al teatro "Carcano"... Non ci sono mai state contestazioni, mai incidenti, nai nessuna recriminazione o polemica. Questa volta, invece, Saverio Ferrari s'è inventato lo 'scoop' del 'mega-raduno nazi-rock'... "

Abbiamo ascoltato i brani degli Amidi del Vento, non ci sembrano "nazi rock", forse più vicini al genere musica leggera. Perché, secondo lei, Saverio Ferrari parla di nazismo?

"Questi sono tempi strani in cui un sessantenne ex-picchiatore (condannato) ed ex-schedatore (condannato) per guadagnarsi da vivere deve inventarsi ogni giorno pericolosi nazisti, razzisti, negazionisti e quant'altro... Il suo è un problema di patologia psichiatrica... non si può incominciare a 16 anni schedando i compagni di classe e trovarsi alle soglie della pensione ad essere ancora lì a redigere schedature e prendersi altre condanne per calunnia! In un altro paese lo avrebbero ricoverato; in Italia, invece, purtroppo, molti giornalisti per fare "sensazione" pubblicano acriticamente e senza controllo i suoi assurdi dossier".

2013: cos'è e che ruolo ha oggi la musica alternativa di destra?

"E' rimasta forse l'unica realtà identitaria di una grande comunità umana e sociale che non ha più una unità politica, che non ha mai avuto una vera unità ideologica, ma che condivide un "unicum sentire" di valori profondi ed eterni".

Parliamo di Lorien. Che cos'è?

"E' un'asociazione culturale che da 16 anni raccoglie, cataloga, archivia e conserva (spesso restaura) tutta la produzione musicale dell'area di Destra dagli anni 60 a oggi. Parliamo di decine di centinaia di prodotti e di molte migliaia di brani. Tutto il nostro lavoro è fruibile su internet e ha consentito che fossero scritte due tesi di laurea e ben quattro libri sull'argomento".

Oggi si fa tanto parlare di anti politica. Quale la sua opinione a riguardo?

"Noi eravano "anti-politici" anche 40 anni fa, il problema oggi è diverso: siamo alla a-politica a-morale... In una societa priva di riferimenti etici, di capacità educative, di stimoli creativi... La gioventù oggi non è né ribelle (come eravamo noi di Destra), né rivoluzionaria (come quelli di sinistra): è solo a-patica".

In un'epoca di tecnici e larghe intese le esperienze della Giovane Italia e del FdG possono essere uno stimolo a trovare nuovi spunti di militanza e lotta?

"Il passato ha senso solo se lo si contestualizza. Il passato non è mai ripetibile. Le esperienza della nostra gioventù non possono essere riprese o riprodotte oggi. Un nuovo frutto può nascere solo da un fiore nuovo, ma per crescere c'è bisogno che l'albero abbia radici profonde. Questo è il senso della tradizione: l'unico in cui credo".

Marco Petrelli - Agenzia Stampa Italia


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