Rassegna Stampa

L'anello del potere fa sentire il suo effetto

Testata: AREA

Data: febbraio 2003
Autore: Manfredi Minutelli
Tipologia: Intervista

Locazione in archivio

Stato:Originale
Locazione: ASMA,RS2-0018,32

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Sono passati quasi 30 anni da quando, con il Gruppo Padovano di Protesta Nazionale, hai iniziato a calcare le scene della musica alternativa. In tutti questi anni la nostra Italia è cambiata parecchio, la musica ha rappresentato senza dubbio un momento aggregativo molto importante per tutti i giovani militanti, alla luce di quanto è accaduto qual è il bilancio?
La musica, o meglio la canzone, alternativa visse senz'altro una stagione di grande sviluppo fra il 1975 e il 1980. Un quinquennio durante il quale si tennero i tre Campi Hobbit "storici", prime occasioni in cui la giovane destra provò ad intraprendere nuovi sentieri nei campi della grafica, del teatro, della poesia e, appunto, dell'espressione musicale. Con il terzo Campo, tenuto nel 1980 a Caste! Camponeschi, cominciò ad emergere l'esigenza di tentare l'uscita dal ghetto per veicolare la nostra cultura in territori più vasti. Ciò avvenne nell'ambito metapolitico, attraverso l'opera di Umberto Croppi, Marco Tarchi e, su altre piste, di Adolfo Morganti e Mario Polia e anche nell'ambito musicale. Nel 1983 la Compagnia pubblicò il suo primo lp Terra di Thule. Venne scelta la metafora come strumento per farci ascoltare anche dagli "altri", mantenendo ben salda la visione della vita trasmessa attraverso le note, la stessa urlata, a causa del contesto storico, negli anni '70. Fu pure un impegno per migliorare la qualità delle esecuzioni e degli arrangiamenti con l'ingresso nel gruppo di nuovi elementi come Gino Pincini, i fratelli Di Nunzio e Marco Priori. Il risultato premiò i nostri sforzi: riuscimmo a violare il "santuario" della Rai con una recensione su Primissima. Fatto decisamente impensabile in quei tempi. I media cominciarono ad occuparsi seriamente della canzone alternativa senza usare i soliti stereotipi stile "cantafascio" e così via. La Compagnia tornò in sala d'incisione nel 1990, dopo gli anni dell'"edonismo reganiano" e del "riflusso" con In rotta per Bisanzio. Ancora si usarono la metafora e il racconto delle esperienze vissute per parlare alla nostra gente e non solo e per tracciare il ritratto di una generazione per la quale nessuno aveva mai scritto libri o girato film. Dopo tanti anni di attività il bilancio è indubbiamente positivo se pensiamo a ciò che ha rappresentato e ancora rappresenta la canzone alternativa per la base militante della destra. Decisamente negativo se pensiamo che le canzoni dei nostri gruppi non trovano, nemmeno ora che la destra è al governo, udienza nei circuiti radiofonici e televisivi nazionali, nonostante la qualità dei "prodotti alternativi" sia da tempo in grado di "competere" con quelli diffusi dalla distribuzione ordinaria.

Oltre ai testi legati alla tradizione e all'attualità politica, nei vostri testi non avete mai dimenticato l'ironia e la goliardia: quali sono le tematiche che senti più tue?
Di certo quelle legate alla difesa dell'identità nazionale e dell'ambiente. Su questi due versanti, nel presente e negli anni a venire, si giocherà una partita politica ed economica non indifferente. Penso al problema degli Ogm, al monopolio delle multinazionali e al controllo che quest'ultima hanno dimostrato di esercitare sui governi nazionali e credo che la mobilitazione su posizioni - da sempre sostenute dalla Destra - dovrebbe essere guidata da noi anziché lasciata in mano ai no-global, nipotini smemorati di quella industrializzazione di massa voluta in primis dalle sinistre europee.

La Compagnia dell'Anello ha inciso "pietre miliari" che hanno accompagnato diverse generazioni di giovani militanti ed è riconosciuta da tutti come il modello a cui riferirsi. Come ti senti oggi a venir preso come punto di riferimento da migliaia di giovani italiani che invece di sognare sulle note dei cantanti più famosi del grande circuito musicale accompagnano la loro adolescenza, e non solo, ascoltando le tue canzoni?
Tanto affetto nei nostri confronti comporta l'impegno di continuare a trasmettere nel miglior modo possibile, soprattutto in occasione dei concerti, quell'universo di emozioni che ha caratterizzato da sempre il lavoro della Compagnia. Ciò che più ci colpisce è l'entusiasmo dimostrato dalle ultime generazioni: se ci capiscono i più giovani vuol dire che il linguaggio usato ha centrato l'obiettivo. Un linguaggio forse politicamente scorretto, che non viene usato di frequente. Ho l'impressione che l'Anello del potere cominci a fare effetto anche sulle menti migliori.

Per anni il nostro mondo giovanile è cresciuto leggendo i fantastici libri di Tolkien, oggi è arrivata la potente macchina hollywoodiana con un colossale film sul Signore degli Anelli che ha fatto conoscere anche al grande pubblico uno dei nostri autori di riferimento, non ti senti anche tu un pò derubato?
All'epoca della prima edizione rusconiana del Signore degli Anelli, credo fosse il 1970, l'intellighenzia della sinistra nostrana bollò l'opera di Tolkien come "oscurantista" e "reazionaria". Gianfranco de Turris ha giustamente sottolineato che ancora oggi la posizione di molti intellettuali "progressisti" non è affatto mutata da quel lontano 1970... La giovane destra italiana invece si identificò subito con l'universo tolkieniano: gruppi musicali, riviste, circoli culturali, raduni giovanili s'ispirarono agli eroi creati dalla fantasia del professore di Oxford. Tolkien parlava, infatti, di valori perenni, da sempre vicini alla nostra cultura. Quell'identificazione immediata ci aiutò ad uscire dalle sacche della retorica neofascista dei decenni precedenti fornendoci nuovi strumenti espressivi e simbolici. Oggi, in Italia non c'é convegno o manifestazione su Tolkien che non veda la partecipazione qualificata e qualificante dei nostri intellettuali nell'interpretare un fenomeno che da letterario si é imposto anche come caso metapolitico. La diffusione verso un pubblico ancora più vasto, attraverso la versione cinematografica del libro, non può che ampliare la capacità di penetrazione dei valori tradizionali dell'opera, nonostante Hollywood, nella società. Il film peraltro é stato realizzato con la supervisione della Società Tolkieniana... garanzia quest'ultima d'assoluta fedeltà interpretativa.

Per tutti noi, ogni volta che assistiamo ad un vostro concerto, è una grande emozione che si ripete. È come tornare indietro negli anni ma allo stesso tempo volgendo uno sguardo al futuro. Anche se il mondo d'oggi è cambiato e con esso le giovani generazioni, ogni volta che sali sul palco provi sempre le stesse emozioni?
Ogni concerto é ovviamente diverso dal precedente. Ciò che non cambia mai é proprio il rapporto fra noi, sul palco, e chi "si sciroppa" anche centinaia di chilometri per assistere ad un nostro concerto: è un continuo rimbalzare di emozioni, dall'inizio alla fine. Per quanto mi riguarda, alla soglia dei cinquant'anni, ogni concerto è come se fosse il primo.

Terra di Thule, In rotta per Bisanzio oggi Di là dall'acqua: ci racconti il cammino della Compagnia e soprattutto quali saranno le prossime tappe del vostro viaggio?
Con Di là dall'acqua la trilogia, iniziata con Terra di Thule e continuata con In rotta per Bisanzio, ha ultimato il suo ciclo, direi naturale. L'acqua e il viaggio sono i due elementi simbolici che uniscono questi tre lavori, unitamente ad un terzo: il ricordo, che non è nostalgia ma dovere di trasmettere. "Poiché la maledizione degli uomini é che essi dimenticano..." come fa dire il regista John Boorman a Merlino in Excalibur. Abbiamo cantato l'Europa profonda, quella dimenticata, e abbiamo provato a ripristinare la funzione tradizionale del canto per trasmettere la memoria, senza cui non ha senso il presente e non ha sale il futuro. È stato certo un cammino irto di ostacoli, come tutti i percorsi d'avventura che si rispettino. Ci é veramente capitato di tutto ma, alla fine, é rimasto in piedi un gruppo di robusti hobbit uniti, oltre che dalla passione per la musica, anche da forti legami ideali, di amicizia e, in alcuni casi, anche di parentela. Dal novembre 2002 la Compagnia é diventata associazione culturale per la diffusione della canzone alternativa ed andrà ad affiancarsi a Lorien, l'archivio storico creato dal mai troppo osannato Guido Giraudo, autentico Bilbo Baggins in quanto Gran Conservatore di un fenomeno musicale, umano e politico che ormai sfiora i trent'anni di storia. Per il futuro più prossimo sono in cantiere le ristampe in cd dei due primi Lp, rimasterizzate e con un una veste grafica completamente rinnovata ed un Libro degli Spartiti con tutti i brani finora composti. Con l'aiuto delle stelle, il 2003 sarà un anno di concerti in tutta Italia: primo appuntamento l'8 febbraio a Terni, ore 21, al Teatro Fiamma per ricordare Giampiero Arci.

Fra tutte le canzoni della Compagnia qual è la tua preferita e quella che esprime al meglio i tuoi sentimenti?
Sono molto affezionato a quelle scritte per raccontare ciò che é stata la mia generazione, in particolare a "Pensando ad un amico".


Gruppi citati

COMPAGNIA DELL'ANELLO