Rassegna Stampa

La porta infame

Testata: ROMA

Data:16 novembre 1972
Autore: Leo Valeriano
Tipologia: Specifico

Locazione in archivio

Stato:Copia
Locazione: ASMA,RS2-0002,30

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La Porta Infame
di
LEO VALERIANO

Un'intervista.
E'VENUTA da me con il faccino dolce gli occhi languidi. sembrava volermi quasi chiedere scusa del fastidio che poteva arrecarmi. «Sono della Mondadori». Era troppo graziosa per risponderle: « E a me che me ne frega? ». Ho fatto un sorriso accattivante e lei ha seguitato: « Mi chiamo Chiara Valentini, ho visto il suo spettacolo, vorrei intervistarla... sa noi siamo molto interessati a lei ». Siamo? Pensai che avesse molte sorelle, o appartenesse a un clan femminile in favore dei cantante in cerca di idoli da adorare. Anche perché io sono l'unico cantante-autore che non è adorato da nessuno e quindi privo di - ogni forma elementare di «clan ». Ma lei volle subito disilludermi dicendomi: « Dovrei scrivere un articolo... andiamo a pranzo insieme? 0 magari un aperitivo? », Milan l'è un gran Milan! Gli articoli si scrivono in trattoria o al bar! Decidemmo di comune accordo di appartarci su di un divano dell'atrio del Teatro.
Abbiamo parlato di tante cose. Di politica, di ideaii, d'amore... ma non abbiamo detto niente di quello che lei ha scritto nel suo articolo su «Panorama » -n. 342. cominciamo con il nome.' non mi chiamo Leo Giannattasio, o perlomeno non mi ci sono mai chiamato prima di conoscere Chiara Valentini. Inoltre io non sono il cantante ufficiale dei vari gruppetti, come lei dice, ma molto più semplicemente un uomo che ha voluto trasformare in canzoni, in ballate, in monologhi il rumore delle raffiche di mitra serrate dai russi sulla gente di Budapest. di Praga, di Berlino e il canto di libertà gridato da una Eropa moribonda affogata dall'indifferenza della gente che crede o fa finta di credee di non sapere dove finisce l'illusione della rossa primavera.
Chiara Valentini dice che le mie canzoni violente. Ma è più violenta la storia di Gisela. uccisa sul muro di Berlino e lì lasciata morire dissanguata o la raffica di mitra, sparata dalla Volkspolizei, che l'ha ucctsa? Sono più violente le mie parole sulla morte della piccola Danka o i cingoli dei carri armati russi che. a Praga, l'hanno schiacciata? E poi perché attribuirmi frasi pazze come.' « Mi sento proiettato verso l'alto, verso l'infinito... mi sento in dovere di difendere lo occidente dalla catastrofe rossa. No invece mi sento attratto verso il basso, verso questa terra che io chiamo Patria e che amo con tutta la forza dei miei anni bruciati da un sogno impossibile che mi ha tenuto compagnia, nei momenti più aspri della mia vita E poi perché dover difendere un Occidente che ha già deciso di suicidarsi in un rogo collettivo di genti e di nazioni. Non abbiamo saputo essere uniti in un unico ideale che abbracciasse tutta la nostra terra, dalla Scandinavia al mare Mediterraneo, ma forse sapremo essere.uniti in unico. enorme atto di idiozia che ci asservirà per sempre al mondo sovietico. La mia rabbia si placherà solo quando i carri armati russi schiacceranno le rovine del Colosseo e tartari ubriachi bivaccheranno al fuoco degli ultimi incendi in Piazza del Duomo a Milano. Quel giorno avrò vicino le anime di La Rochelle. di Codreanu e anche di quello di cui neanche lei, Chiara Valentini, ha avuto il coraggio di pronunciare il nome.


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