Gruppi e Solisti

COMPAGNIA DELL'ANELLO

Nazione: Italia

Tipologia: Alternativa

Periodo Attivitá: dal 1977

Nel giugno del 1977 i reduci del “Gruppo Padovano di Protesta Nazionale”, Mario Bortoluzzi e Junio Guariento, si presentano a Campo Hobbit I sotto la denominazione tolkieniana di "Compagnia dell'Anello". L'obiettivo era: "cominciare da due per arrivare, come gli eroi di Tolkien, forse, a nove... intanto si parte, poi gli altri li troveremo per strada".
Stefania Paternò inizia a collaborare ai testi (La rivolta degli atenei, Alain Escoffier e Dedicato all'Europa) e, nel 1978, mentre Bortoluzzi è in Iran per Lavoro e la Paternò esule in Thailandia, Junio Guariento si presenta solo, ma con grande successo, a Campo Hobbit II. L’anno successivo ricominciano i concerti della "Compagnia" cui si uniscono, prima il tastierista pisano Fabio, poi, nel 1980, anno di Campo Hobbit III, anche il riminese Adolfo Morganti alle percussioni.
Nel 1981 anche la giornalista Madina Fabretto collabora con Stefania Paternò alla stesura di alcuni testi, mentre Fabio lascia il gruppo.
Nel corso di un concerto a Roma, nel giugno del 1982, Umberto Croppi - organizzatore della serata - fa incontrare la Compagnia con due giovani ma validissimi musicisti di Palestrina, i fratelli Massimo e Marinella di Nunzio (che poi speserà Mario Bortoluzzi); che si affiancano al tastierista Gino Pincini, di Milano, entrato da appena una settimana nella Compagnia, a Maurizio Sebastianelli e Marco Priori, rispettivamente al clavicembalo e alla batteria.
La "Compagnia" ha quindi raggiunto e superato il "fatidico" numero di 9 componenti, quando da essa si staccano Junio Guariento e sua moglie Stefania Paternò.
Nel 1983, incredibilmente, la RAI dedica un servizio di presentazione del loro primo LP: "Terra di Thule", nel corso della trasmissione "Primissima". Per illustrare le canzoni vengo mostrati alcuni disegni di Hugo Pratt, il che ha dell’incredibile visto che, in quegli anni, le idee politiche giovanili del padre di Corto Maltese (che tentò di arruolarsi volontario nella Decima MAS) non erano conosciute dal grande pubblico.
Dal 1984 ad oggi la "Compagnia" ha tenuto decine e decine di concerti, continuando ad evolversi e trasformarsi attorno al baricentro politico e canoro costituito da Mario Bortoluzzi.
Nel 1986 Maurizo Sebastianelli e Massimo Di Nunzio formano gli "Alchemia Chelta" (vedi scheda), nel 1995 Paola Fontana Morante presta la sua voce in alcuni concerti; nel 1996 Edoardo Franco (chitarra) e Alessandro Chiarelli (violino) si uniscono alla "Compagnia" (Edoardo Franco lascerà nel 1999 come pure, un anno dopo, Gino Pincini).
Dal 22 novembre 2002 "La Compagnia dell’Anello" è anche un’Associazione culturale con sede in Padova creata per essere il più possibile indipendenti nella produzione dei propri lavori, contribuendo inoltre a realizzare una sempre più capillare diffusione della canzone alternativa, fuori dal circuito commerciale.
L’attuale formazione della "Compagnia dell’Anello" è costituita da: Mario Bortoluzzi (voce), Marinella Di Nunzio (tastiere), Massimo Di Nunzio (strumenti a corda e tradizionali), Alessandro Chiarelli (violino), Marco Priori (batteria) e, saltuariamente, Adolfo Moranti (percussioni). Dal 2003, si sono aggiunti Andrea e Alessandro Di Nunzio (figli di Massimo) rispettivamente al basso e agli effetti audio.

Note:

Compagnia dell’Anello
NOTE DI MILITANZA
Un giorno la Compagnia si mise in marcia era il 1977 e la repressione del regime aveva appena disperso ai quattro venti il Gruppo Padovano di Protesta Nazionale, prima espressione concreta della musica militante di destra. Ma il sole cocente di Campo Hobbit 1 riuscì a riscaldare anche il cuore e a rimarginare certe ferite.
Junio - lunghi baffi da moschettiere - era con Stefania, che già aveva tradotto l’Inno dei Legionari rumeni e avrebbe poi riscritto "Tomorow belongs to me" che divenne "Il domani appartiene e noi." Mario - asceta barbuto - lo aspettava sul palco. Qualche mese dopo partì alla volta dell’Iran, mentre Stefania si avviò verso lidi thailandesi e non certo per turismo. Così che Junio rimase poi solo e singhiozzante sul palco di Hobbit 2.
Da quei giorni lontani ad oggi la storia è lunga, fatta di tanti nomi, di varie formazioni e di qualche amaro divorzio. E poi: decine di canzoni, centinaia di concerti. Il tutto attraverso quasi trent’anni di presenza costante nel panorama della musica alternativa, di cui la "Compagnia dell’Anello" costituisce un punto di riferimento fondamentale e un esempio di eccellenza.
Ma non è di storia che vogliamo parlare qui, ma di militanza e cameratismo. Trent’anni sono trascorsi e a ripensarci a volte sembrano essere passati come un lieve sospiro; altre volte sembrano aver tritato l’anima con lame d’acciaio.
Ancora oggi quando ascolto Mario cantare, mi sembra di non essere invecchiato. Tuttora le stesse emozioni: la rabbia e l’amore, l’orgoglio e il cordoglio; le stesse sensazioni che invogliano a cantare in coro, a battere le mani o a scandire slogan insieme con i ventenni di oggi. Nulla sembra cambiato. Anche le canzoni nuove sono come allora; certo i temi sono diversi,son cambiate le stagioni,ma lo spirito è identico.
Tuttavia c’è anche il rovescio della medaglia. Se le emozioni sono inalterate, ben diverso è il peso della coscienza e del ricordo. Così, inevitabilmente, soprattutto ascoltando certe canzoni, tornano alla mente i volti dei camerati che tante volte avevano cantato con noi e ora non ci sono più. Oppure si pensa a quante occasioni sono state perdute, a quanto inutile sia stato lottare... Così l’anima si affolla di pensieri amari, di profonde angosce, di rimorsi e di rimpianti. E a poco serve guardare i volti dei nuovi camerati, di quei ragazzi che oggi cantano canzoni che furono scritte ben prima che loro stessi nascessero. Viene voglia di abbracciarli tutti, ma viene anche la tentazione di dire cari ragazzi, continuate voi, perché io non ce la faccio più.
Poi le note del "Domani appartiene a noi" tornano a far scorrere il sangue. E siamo di nuovo a Campo Hobbit, siamo di nuovo in piazza a urlare contro il mondo, siamo in sezione a medicare ferite, siamo schierati di fronte a una bara. E abbiamo di nuovo baffi alla moschettiere e capelli scuri, braccia tese e mascelle contratte. E stiamo di nuovo cantando a squarcia gola a fianco di Carlo, con Almerigo stonato, con Nicola entusiasta, con Marzio sorridente.
Guido Giraudo.