Torino: Casa del Littorio (ora Palazzo Campana)

Anno di costruzione 1675/Metà XVII secolo
Progetto Non reperito. Ristrutturazione del 1855: Architetto Alessandro Mazzucchetti
Ubicazione Via Carlo Alberto, 10 – Torino
Fino al 1801 Sede della congregazione dei Padri Filippini
Dal 1801 al 1814 Caserma
Dal 1814 al 1855 Sede della congregazione dei Padri Filippini
Dal 1885 al 1865 Sede Ministero dei Lavori Pubblici e delle Poste centrali
Dal 1865 al 1929 Sede del Genio Civile
Dal 1929 al 1943 Casa  Littoria (Sede della Federazione provinciale del Partito Fascista)
Dal 1943 al 1945 Casa  Littoria (Sede del Partito Fascista Repubblicano)
Dal 1945 Palazzo Campana (Plesso Universitario)


Costruito tra il 1675 e la metà del 1700, il palazzo era la sede della congregazione dei Padri Filippini. Nel 1801, sotto il governo napoleonico la congregazione venne soppressa e la struttura fu adibita a caserma, ma nel 1814 con la Restaurazione  la proprietà tornò ai Filippini.
Nel 1855, con la definitiva soppressione dell’ordine, l’edificio fu ristrutturato dall’architetto Alessandro Mazzucchetti e ospitò la sede del Ministero dei Lavori pubblici  – fino al 1865 quando, a seguito del trasferimento della capitale a Firenze, divenne la sede del Genio civile – e delle Poste Centrali.
Non è improbabile che proprio la presenza della Posta centrale (dove si recò al suo arrivo per ritirare la corrispondenza) abbia guidato Friedrich Nietzsche nella scelta della sua residenza torinese, la camera d’affitto nell’alloggio in via Carlo Alberto 6. Il filosofo vi abitò in due periodi tra il 21 aprile 1888 e il 5 gennaio 1889. Lo ricorda una lapide apposta nel 1944 (via Carlo Alberto, all’angolo con la piazza omonima) unica rimasta tra quelle collocate durante la R.S.I., recante nella data ancora l’indicazione dell’anno XXII dell’era fascista.
Successivamente il palazzo passò in proprietà al Municipio e sotto il fascismo, a partire dal 1929, divenne la Casa Littoria che ospitò la sede della Federazione provinciale del Partito Nazionale Fascista. Il progetto della ricostruzione è descritto da Maria Grazia Daprà Conti: “La Casa Littoria era fruita, nel suo ruolo burocratico, dall’unico ingresso monumentale di via Carlo Alberto e “parlava” al popolo adunato nella piazza, nelle scadenze predeterminate dal calendario fascista. Tre elementi simbolici scandivano questo percorso ideale. Una grande scritta, le cui tracce sono tuttora decifrabili sotto l’intonaco, sormontava il portale d’ingresso. A sinistra del vestibolo era stato inserito il “sacrario” […] al termine del corridoio del primo piano era stato posto un balcone marmoreo da cui l’oratore designato avrebbe arringato la folla“. Con il consolidarsi del regime la Casa Littoria si arricchì di funzioni politico amministrative, accogliendo gli organi dirigenti delle varie articolazioni della Federazione del Partito fascista. L’11 luglio 1943, il segretario Federale del P.N.F. torinese, Antonio Bonino vi tenne l’ultima manifestazione ufficiale, con un comizio per incitare alla resistenza contro gli alleati ormai sbarcati in Sicilia. La mattina del 26 luglio il palazzo venne preso d’assalto ed incendiato da gruppi di manifestanti che percorrevano il centro cittadino. Dopo l’8 settembre 1943 il palazzo ritornò ad essere la sede del fascismo torinese, rinato come Partito fascista repubblicano, costituitosi nella sede della Gil di piazza Bernini tra il 13 e il 16 settembre, con a capo un triumvirato formato dal vecchio squadrista Domenico Mittica, da Luigi Riva e da Giuseppe Solaro, lo stesso Solaro, nominato dopo poco commissario Federale, presiedette l’ultima seduta del P.F.R. il 14 aprile 1945; il 23 aprile, pochi giorni prima della sua cattura ed esecuzione, era stato nominato ispettore delle Brigate nere e sostituito da Mario Pavia nella carica di Federale. Risalgono ai venti mesi del fascismo repubblicano le due celle ricavate nei sotterranei, prospicienti un lungo corridoio che dà accesso anche ad un ampio rifugio antiaereo, tutt’oggi esistente.
Dopo la guerra venne ribattezzato Palazzo Campana prendendo il nome della formazione partigiana che l’occupò il 28 aprile 1945 dopo che i fascisti lo avevano abbandonato. Formazione di “Giustizia e libertà” che aveva assunto il nome di battaglia del comandante partigiano Felice Cordero di Pamparato, catturato dai fascisti nell’agosto 1944 ed impiccato a Giaveno con tre compagni.
Destinato dal 1945 a sede universitaria, il 27 novembre 1967 (quando era sede delle facoltà umanistiche) fu occupato dagli studenti segnando l’inizio del ’68 a Torino. Dopo il trasferimento delle facoltà umanistiche a Palazzo Nuovo, ospitò gli studenti del corso di laurea in matematica e successivamente di Scienze Naturali.

 


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Pagina redatta il 15 gennaio 2018


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