Canzoni

SORGI! CHE TARDI ANCORA?

Anno: 1821

Gruppo:

Testo: Dante Gabriele Rossetti
Musica: (Anonimo)

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Sorgi ! Che tardi ancora ?
Tu dormi, Italia? Ali no!
Di libertà l'aurora
Sui colli tuoi spuntò.

Sorgi ; e' raffrena il corso
D'esercito invasor,
Che porta i segni al dorso
Del gallico valor !

Ah, su quel dorso indegno.
Curvato a servitùì
Imprima un qualche segno
Pur l'itala virtù !

E soffrirai che armati
Rechin più ceppi a te
Que' sudditi scettrati ?
Che ti miravi al pie?

Come il valor degli avi
Poni in oblio così ?
O schiava de' tuoi schiavi,
Fosti regina un di.

Snuda Tacciar da forte,
Ricingi l'elmo al crin,
Sorgi : tra vita e morte
Qui pende il tuo destin !

Aperta è già la strada
Al nuovo tuo valor :
Se impugnerai la spada,
Sarai regina ancor.

È giunto il tempo omai
D'uscir di servitù,
E se sfuggir tel fai
Non tornerà mai più.

Note

Gabriele Rossetti (nato a Vasto il 28 febbraio 1783, morto a Londra il 26 aprile 1854) fu il poeta della prima rivoluzione napoletana, quella del luglio 1820, che mosse la rivoluzione siciliana dello stesso anno e quella piemontese del 1821. Il Rossetti salutò la Costituzione promessa dal re Ferdinando I e sciolse poi un inno alla Costituzione giurata « splendido d'imagini antiche » come lo chiamò il Carducci, e che costò al Poeta 30 anni di esilio e la morte in terra straniera.
E quello che incomincia cosi :

Sei pur bella cogli astri sul crine,
Che scintillali guai vivi zaffiri;
E pur dolce quel flato che spiri.
Porporina foriera del di.

Col sorriso del pago desio
Tu ci annunzi dal balzo vicino
Che d'Italia nell'almo giardino
Il serraggio per sempre finì.

Ma il tiranno di Napoli, dopo i congressi di Troppavia (ottobre 1820) e di Lubiana (gennaio 1821) divenne spergiuro e con l'aiuto delle soldatesche austriache mosse a soffocare la Costituzione. Fu allora che il Rossetti lanciò quest'inno di guerra, nell'illusione che le truppe costituzionali comandate dai generali Pepe e Carascosa riuscissero a sconfiggere lo straniero e a tener lontano dal regno di Napoli il desposta fedifrago.

(da “Inni di Guerra e Canti Patriottici del popolo italiano” Ed. Risorgimento, Milano,1915)