Canzoni

BARBAROSSA SUL KYFFHAUSER

Anno:

Gruppo: Europa Civiltà

Testo: Pino Tosca
Musica: Guy Beart

I VERSIONE


Il prode Federico chiamato Barbarossa
si trova celato in un castello incantato.
Egli non è mai morto, ma vive ancora adesso
nel castello fatato, nel sonno si è adagiato.

Lassù con se ha portato dell’Impero lo splendore,
e fra noi lo riporterà nel tempo dell’onore.
Il trono del Barbarossa tutto è d’avorio bianco
un tavolo di marmo accoglie il capo stanco.

La sua barba di fuoco, figlia del firmamento,
cresce attraverso il tavolo su cui appoggia il mento
Il capo scuote ed apre gli occhi color del mare,
e dopo lungo tempo un bimbo fa chiamare.

Nel sonno dice al bimbo: ”Va’ fuori dal maniero
guarda se attorno al monte volteggia un corvo nero,
se il vecchio corvo nero qui vola senza affanni
io devo quassù dormire ancora per cent’anni”.

Se il vecchio corvo nero qui vola senza affanni
lasciatemi dormire ancora per cent’anni.
II VERSIONE


Il prode Federico chiamato Barbarossa
si trova celato in un castello incantato.
Egli non è mai morto, ma vive ancora adesso
nel castello fatato, nel sonno si è adagiato.

Lassù con se ha portato d'EUROPA lo splendore,
e fra noi lo riporterà nel tempo dell’onore.
Il trono del Barbarossa tutto è d’avorio bianco
un tavolo di marmo accoglie il capo stanco.

La sua barba di fuoco, figlia del firmamento,
cresce attraverso il tavolo su cui appoggia il mento
Il capo scuote ed apre gli occhi color del mare,
e dopo lungo tempo un bimbo fa chiamare.

Nel sonno dice al bimbo: ”Va’ fuori dal maniero
guarda se attorno al monte volteggia un corvo nero,
se il vecchio corvo nero qui vola senza affanni
DOVRO' quassùdormire ancora per cent’anni”.
Se il vecchio corvo nero qui vola senza affanni
lasciatemi dormire ancora per cent’anni.

Ma se il cielo d'aprile splende sul mio maniero
E se l'aquila vola, portatemi il destriero.
E se pei monti udite i corni risuonare,
portatemi la spada: è tempo di regnare.

Note

La musica è stata riadattata dalla canzone tradizionale francese “Les tristes noces”, mentre il testo è il riadattamento della poesia “Barbarossa” di Friedrich Rückert (1817):

Der alte Barbarossa,
Der Kaiser Friederich,
Im unterirdschen Schlosse
Hält er verzaubert sich.

Er ist niemals gestorben,
Er lebt darin noch jetzt;
Er hat im Schloß verborgen
Zum Schlaf sich hingesetzt.

Er hat hinabgenommen
Des Reiches Herrlichkeit,
Und wird einst wiederkommen,
Mit ihr, zu seiner Zeit.

Der Stuhl ist elfenbeinern,
Darauf der Kaiser sitzt;
Der Tisch ist marmelsteinern,
Worauf sein Haupt er stützt.

Sein Bart ist nicht von Flachse,
Er ist von Feuersglut,
Ist durch den Tisch gewachsen,
Worauf sein Kinn ausruht.

Er nickt als wie im Traume,
Sein Aug’ halboffen zwinkt;
Und je nach langem Raume
Er einem Knaben winkt.

Er spricht im Schlaf zum Knaben:
Geh hin vors Schloß, o Zwerg,
Und sieh, ob noch die Raben
Herfliegen um den Berg.

Und wenn die alten Raben
Noch fliegen immerdar,
So muß ich auch noch schlafen
Verzaubert hundert Jahr.

La poesia riprendeva un’antica leggenda tedesca che vuole che Federico “Barbarossa” non sia morto, ma si sia addormentato coi suoi cavalieri in una caverna nelle montagne di Kyffhäuser in Turingia in attesa che i corvi cessino di volare attorno alla cima ed egli possa tornare per riportare la Germania alla sua antica grandezza.
Con gli occhi mezzi chiusi nel dormiveglia e la sua barba rossa che continua a crescere attraverso il desco al quale siede, di quando in quando alzerebbe la mano per mandare un fanciullo all'esterno a vedere se i corvi abbiano smesso di volare e sia giunto di tornare.