Canzoni

EPITAFFIO PER UN IMBECILLE


Aveva quel genere di onestà schifosa, che non costa niente ed evita grane con il capoufficio, i vicini, la questura ed anche con il Padreterno, visto che è morto con tutti i sacramenti di Santa Madre Cattolica Apostolica Romana Ecclesia.
Da ragazzo non ha mai rotto un lampione con una sassata, né un pregiudizio con libera volontà.
Andava a scuola e studiava poco, ma strappava sufficienza perché, per ruffianeria congenita, credeva veramente alle idiozie dei suoi professori.
Come tutti gli ignoranti aveva il fanatismo della scienza.
Dopo la pubertà fu scosso da un fremito di libidine che fu l’unica cosa notevole della sua vita, sebbene, per lungo tempo, covasse solitaria.
Quando poi trovò una donna, sembrò, che un alone di romantica poesia, fosse divenuto persino intelligente.
Ma poi si impiegò, si sposò, ed ebbe figli.
La domenica andava a prendere la granita di caffè con la moglie, e rimproverava i bambini perché non stavano mai fermi.
In politica detestava gli estremismi, in arte era conservatore. Soleva ripetere che il jazz è solo frastuono, e si professava cultore della musica classica: infatti l’unica volta che andò ad un concerto wagneriano, si addormentò.
I giorni che visse si somigliavano tutti, scanditi da una noia che nemmeno giungeva a ferirlo.
E gli anni somigliavano agli anni.
Invecchiando trasmise il suo umore acido alla moglie e ai figli.
Adesso che è scomparso dal mondo non se ne è accorto nessuno.
Ma noi lo abbiamo saputo lo stesso e siamo venuti a ridere sulla sua tomba; abbiamo bevuto molto vino, come si conviene per una festa.
Con la solennità degli ubriachi abbiamo giurato di non finire come lui, di non abbandonare i sogni che ci fanno giovani, né gli ideali che ci fanno liberi; in ricchezza o in povertà, finché morte non sopravvenga.
Amen.