Rassegna Stampa

L’intervista. Skoll: “Il sogno di Mishima eroe attuale contro l’edonismo moderno”

Testata: BARBADILLO

Data:14 aprile 2015
Autore: Francesco Filipazzi
Tipologia: Intervista

Locazione in archivio

Stato:Solo testo
Locazione: ASMA-Archivio digitale RS,Web/Barbadillo,Barbadillo 2015-04-14

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Cresce la curiosità per il nuovo album di Skoll, “Il sogno di Mishima”. Il tour di presentazione è già iniziato e il prossimo concerto sarà a Roma, il 17 aprile 2015. Per l’occasione abbiamo incontrato il cantautore, tra i più originali dell’area non conforme.

Perché un lavoro su Mishima nel 2015? Ritiene i valori dello scrittore giapponese ancora validi, pur se inattuali?
Credo che Yukio Mishima sia di grande attualità, nonostante a molti risulti anacronistico. Ha dimostrato che un uomo per certi aspetti “normale”, dalla vita piena di interessi vari, anche lontani dalla politica, può consacrare la propria esistenza alla difesa di un’Idea più elevata dell’individualismo e dell’egoismo: la difesa della nazione, della comunità. Controcorrente ma attuale, figlio di questo tempo ma capace di farsi esempio. Il significato del suicidio di Mishima è molto più profondo di quanto hanno cercato di farci credere, perché è un gesto compiuto non da un “ultimo” o da un diseredato, ma da un uomo che aveva tutto da perdere, ricco e famoso. In un’epoca in cui molti sono disposti a tutto per i soldi e la fama, Mishima ha dimostrato l’attaccamento a ciò che l’ignoranza e la volgarità del progressismo, del materialismo, dell’edonismo, considera con sufficienza, sarcasmo e snobismo: i valori più autentici, tradizionali di una nazione, del suo Giappone. I valori dell’identità.

Quando è uscito Zero ha detto che era il punto più alto della sua produzione. Inoltre Eroica ha avuto e tutt’ora ha un grande successo. A sentire le anteprime pubblicate su Cantiribelli.it, possiamo dire che queste esperienze sono “entrate” nel nuovo album, dal punto di vista tecnico. Ritiene questo lavoro una ulteriore evoluzione?
A differenza di Zero ed Eroica, ne “Il sogno di Mishima” le canzoni, a parte quella che dà il titolo all’album, non sono inedite. L’idea era di rimettere mano a pezzi scritti a partire da un decennio fa per colmarne alcune lacune, mantenendoli però fedeli alle versioni originali. Non volevamo stravolgere niente. Non sono quindi canzoni vecchie totalmente ricreate. Ho aggiunto a queste canzoni le esperienze degli ultimi dieci anni e le ho arricchite, in particolare utilizzando alcune sonorità di Zero. Interventi ci sono stati su tutti i brani, su alcuni più che su altri, per un lavoro complessivo che mi ha impegnato quasi quanto la realizzazione di un disco di inediti.

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Yukio Mishima

Questo è il terzo lavoro in tre anni, ha intenzione ora di prendere una pausa?
Non ho intenzione di prendermi pause, perché sto già scrivendo delle canzoni nuove e ho in mente alcune idee. Per produrre un ulteriore disco di inediti, però, ci vorrebbe almeno un anno intero, e al momento non ho ovviamente in programma una cosa del genere. Però ho in mente qualcosa che potrebbe anche nascere in un periodo non troppo lungo e che potrebbe rivelarsi una sorpresa. Ma adesso è presto, anche solo per parlarne.

Skoll ha ormai un successo molto ampio fra le nuove generazioni. E ilstuo pubblico è molto vario. Quando ha iniziato l’esperienza della musica alternativa immaginava questa popolarità? Da cosa deriva?
Quando ho iniziato ho avuto i problemi che hanno avuto tutti, ma la costanza paga sempre. La mia musica, e quella che tu definisci la mia “popolarità”, sono cresciute di pari passo con la presenza continua dal vivo. Penso che la crescita di popolarità sia derivata anche da un’altra cosa. Il pubblico sente, ascolta, non solo con le orecchie, anche con il cuore: la sincerità è qualcosa che puoi trasmettere solo se ce l’hai e lo dimostri. E non c’è nulla che arrivi al cuore più di sentimenti sinceri. La mia musica, quello che scrivo, quello che canto, ovviamente può non piacere, però è qualcosa di sincero. E’ forse per questo motivo che spesso mi viene detto che le mie canzoni, dal vivo, anche se talvolta proposte solo con una chitarra acustica, coinvolgono più delle versioni incise con arrangiamenti più ricercati.

Si può dire che ha codificato un genere musicale nuovo, ma quali sono i suoi riferimenti, nella musica di ieri e di oggi, italiana e straniera?
Ascolto la musica senza particolari chiusure di genere. Oggi, inoltre, ascolto in un modo diverso rispetto a dieci o quindici fa, sto attento alle sonorità, agli arrangiamenti, alla produzione. Penso sia un’opportunità quella di concentrarsi su ciò che c’è anche al di fuori del proprio ambito. Da sempre amo il cantautorato italiano, soprattutto gli autori che sperimentano restando sé stessi, come Franco Battiato. Non è più giovane e, pensando a quello che ha scritto, aveva tutto il diritto di fermarsi sul piano creativo. Ciò nonostante non si è fossilizzato, non si è arreso ad una vita artistica di rendita, ha continuato ad innovare la propria musica e a scrivere cose nuove pur restando coerentemente nel solco della sua linea. Ho sempre amato il rock leggero e schietto di Enrico Ruggeri, la capacità lirica e il radicamento così sincero, vissuto, invidiabile di Davide Van De Sfroos. Mi interessa l’epica sonora in ogni sua veste, dal folk-rock del boemo Daniel Landa, alla forza dei Rammstein, fino alla coerenza musicale, per esempio, dei Manowar.

@barbadilloit
@cescofilip

Di Francesco Filipazzi


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