Rassegna Stampa

Rock per l’Italia Eroica. Intervista a Skoll

Testata: CANTI RIBELLI

Data:6 maggio 2013
Autore: Andrea Barricelli
Tipologia: Intervista

Locazione in archivio

Stato:Solo testo
Locazione: ASMA-Archivio digitale RS,Web/Cantiribelli,Cantiribelli 2013-05-06

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Ecco qui l’intervista a Skoll, a cura del nostro collaboratore Andrea. Da poche settimane è iniziato il tour di promozione di “Eroica”, ultima fatica discografica già recensita da Cristina Di Giorgi.
Di seguito trovate domande(in grassetto) e risposte. Ringraziamo ancora una volta Skoll per la disponibilità che ci ha dimostrato.

Ciao Skoll, grazie per aver accettato quest’intervista telefonica e bentornato sulle pagine di Cantiribelli! Innanzitutto, ti andrebbe di iniziare con uno sguardo al passato? Se ripensi ad Armilustri Absinthium, il tuo penultimo lavoro, sei ancora soddisfatto della sua riuscita complessiva a quasi tre anni dalla sua pubblicazione?

Direi proprio di sì: al di là dei giudizi estremamente positivi raccolti in questi anni, dal mio punto di vista, il punto di vista della produzione artistica in generale e del missaggio più nello specifico, credo che Armilustri sia il mio lavoro più riuscito. Riascoltandolo ancora oggi, mi ritrovo nelle scelte fatte a suo tempo. Per quanto riguarda gli arrangiamenti, sono sicuramente quelli più vicini a ciò che musicalmente sono in grado di fare con maggiore facilità e naturalezza.

Molto bene. Venendo al nuovo disco, possiamo tranquillamente affermare che si tratta di un vero e proprio concept album; ti andrebbe dunque di illustrarci il concept alla base di Eroica ed anche il messaggio che intendi trasmettere agli ascoltatori? Nella tua carriera infatti non ti sei mai limitato semplicemente a contestare, ma anche a proporre soluzioni e modelli ideali.

E’ certamente un concept album, pensato e strutturato in un certo senso come un’opera rock: dal punto di vista musicale, infatti, ho cercato di spingere il più possibile su arrangiamenti e un’intera produzione che trasmettessero l’idea di una base compatta e coerente, senza particolari variazioni sul tema e senza abbracciare uno spettro eccessivamente ampio di sonorità: lo scopo era quello di fare in modo che l’album seguisse dall’inizio alla fine un determinato percorso musicale. Dal punto di vista delle tematiche, il discorso è proprio quello di un’opera rock: il disco traccia, per suggestioni ed episodi non sempre conosciuti, la storia d’Italia dall’unificazione fino ad oggi. I pezzi non sono ordinati cronologicamente all’interno del disco ma abbiamo dato grandissima importanza alle date: ogni canzone, infatti, ha una chiara data di riferimento messa in grande evidenza dalla grafica che accompagna il cd. La prima canzone in ordine cronologico tratta del Risorgimento ed è una dedica a chi ha fatto l’Italia al di fuori di logiche politiche, massoniche ed ultraliberali, con quello slancio ideale che ha effettivamente caratterizzato parte del Risorgimento (quello repubblicano) e moltissimi degli uomini e dei ragazzi che ne sono stati protagonisti. Si tratta di un fenomeno storico complesso, caratterizzato da forze spesso in contrasto tra loro, che non andrebbe analizzato in modo superficiale, riducendolo alle sole figure di Cavour o della monarchia sabauda. Ho scritto questo disco, così pieno di figure eroiche della nostra nazione, in un periodo di sbandamento nazionale con l’intento di mostrare un’Italia differente da quella odierna… Ho provato ad immaginare cosa avrebbero pensato della situazione attuale del nostro Paese, uomini e donne della nostra storia passata che all’Italia hanno dato non solo la giovinezza, ma spesso anche la vita. Esiste un’Italia differente, un’Italia migliore di quella di oggi. Da qui bisogna ripartire. La crisi reale non è economica, è identitaria: la nazione ha bisogno di ritrovare sé stessa. In Eroica sono raccontate alcune storie, tra le tante che si potevano scegliere, con lo scopo di riscoprire e mostrare nuove rotte ideali.

Su questo non c’è dubbio, basta soffermarsi anche solo sull’indegno teatrino politico di queste ultime settimane.

Il discorso politico ormai esula da ogni considerazione e valutazione, siamo arrivati ad un punto talmente basso che anche solo parlarne, purtroppo, equivale a sprecare fiato. La politica del compromesso permanente dei vari Berlusconi, Monti, Bersani, Casini, l’estinto Fini e altri protagonisti della vecchia fattoria – con l’incompetenza, il belare, l’accettazione di ogni tipo di richiesta straniera – offende la storia dell’Italia. Questi pagliacci tragici e ignoranti, e la loro corte di disperati, fenomeni da baraccone, lustrascarpe e prostitute offendono chi ha fatto l’Italia con coraggio e convinzione. Offendono i miei bisnonni sul Piave, mio nonno ad El Alamein.

Purtroppo ci troviamo d’accordo con te. Tornando all’album, in passato quando hai trattato di eventi o personaggi hai posto molta attenzione non solo alle virtù militari, ma anche morali; vorrei dunque chiederti in base a quali criteri hai scelto questa volta i protagonisti e le situazioni di Eroica.

I temi trattati in Eroica sono nati spontaneamente. Quando scrivo una canzone, infatti, l’aspetto emozionale è assolutamente predominante su quello razionale. Questa volta ho cercato semplicemente di coniugare questo aspetto con la trattazione di argomenti legati ad un dato momento storico significativo della Nazione: penso, per esempio, alla leggendaria carica di Isbuscenskij, descritta in L’ultima carica. Oltre ad essere un evento della Seconda Guerra Mondiale davvero incredibile, straordinario, mi sembrava rappresentasse estremamente bene un’epoca. Così, ho scritto canzoni dedicate alla Grande Guerra, alla Seconda, oppure ambientate tra i due conflitti. Non mancano riferimenti più recenti: la conquista italiana del K2, la figura di Paolo Borsellino. In particolare, Quanto vale?, dedicata al magistrato siciliano, è principalmente una denuncia contro l’osceno compromesso politico mafioso. È vero che nella seconda parte del brano c’è un messaggio positivo, ma è anche vero che la canzone è un atto di denuncia verso questa politica sempre pronta a prostituirsi per elemosinare consenso. E un tributo doveroso verso chi, come Paolo Borsellino, ha vissuto diversamente, con la schiena dritta e la coscienza pulita.

Parlando ora più diffusamente degli arrangiamenti, in Armilustri Absinthium la tua musica si era evoluta verso uno stile – uso le tue parole – basato su ballate per chitarra e pianoforte. Eroica, invece, sembra essere in qualche modo una fusione fra lo stile di Armilustri Absinthium stesso e le sonorità più dure di Sole e Acciaio, con la particolare aggiunta del violoncello. Voglio quindi domandarti se avevi in mente questo tipo di approccio già all’inizio della fase di scrittura dei brani o se ti è venuto naturale man mano che la composizione prendeva forma.

Avevo intenzione di realizzare un disco che non fosse acustico: l’arrangiamento lo ha curato come di consueto Fabio Constantinescu, ma io avevo in testa idee molto precise. Tutto è partito da qui. In generale avevo voglia di tornare al rock, di mettere da parte almeno per questo disco l’arrangiamento acustico che invece era stato protagonista di Armilustri Absinthium. Volevo suoni delle chitarre che fossero distorti, crudi e diretti, sufficientemente selezionati per dare alle canzoni quell’aspetto musicale coerente e compatto di cui ho già parlato. Per quanto riguarda invece il pianoforte, dal momento che rischiava di integrarsi difficilmente con queste sonorità, ho scritto due canzoni pensate proprio per il piano che non rompessero quell’atmosfera cupa che caratterizza un po’ tutto l’album. A tutto ciò ho poi scelto di aggiungere il violoncello. Già in passato (con Il segreto di Lacedemone) avevamo usato ampiamente un’avanzata campionatura di archi. Questa volta, però, l’idea era diversa. Volevo usare esclusivamente il violoncello: questo strumento, infatti, lavora in intervallo di tono che si sposa perfettamente con l’atmosfera scura e rock di Eroica. I violini, per fare un esempio, stanno più in alto e sarebbero usciti dal tema musicale portante. Infine, il missaggio è stato eseguito in modo da valorizzare molto il suono delle chitarre, anche a scapito della chiarezza e dei volumi della voce: una scelta, molto soggettiva e più o meno condivisibile, tesa a rinforzare l’impronta rock del disco.

E come pensi di rendere dal vivo questa atmosfera? Cosa hai in serbo per chi verrà ad ascoltare te ed i tuoi compagni di band dal vivo?

Abbiamo pensato molto (facendo diverse prove) a come rendere dal vivo le canzoni di questo disco: sul palco, la nostra formazione è limitata ad un ambito acustico, ma io non volevo fare il solito spettacolo. Per cercare di proporre anche dal vivo le sfumature e gli aspetti più rock di Eroica ho elaborato una sorta di presentazione mista: ogni canzone viene introdotta da un breve filmato di poco più di un minuto che illustra la tematica trattata su un estratto della canzone stessa in versione originaria; dopo l’introduzione, la canzone viene suonata integralmente in versione acustica. In questo modo, nell’ambito dello stesso concerto, è possibile ascoltare le canzoni nelle due versioni. Fin dalle prime presentazioni, il risultato è stato molto positivo.

Non ci resta che presenziare al prossimo spettacolo allora! Ultima domanda per te, a carattere un po’ più generale: in passato hai definito i tuoi brani come “canzoni spontanee di amore e di lotta”. Ti andrebbe di spiegarci in maniera più esaustiva questa tua affermazione e, perché no, cosa significano per te i concetti di amore e lotta?

Dal punto di vista musicale ho una caratterizzazione e un’identità piuttosto delineate. A ben vedere, però, l’aspetto che mi distingue in maniera diretta e immediata da artisti “commerciali” del filone cantautoriale rock risiede chiaramente nelle tematiche trattate. In generale, lo strumento canzone è stato letteralmente rovinato da argomenti amorosi ripetitivi, banali, scontati, inflazionati. Anch’io, in più di 13 anni e 8 dischi, ho scritto molte canzoni d’amore. Per me, però, questa non è altro che una delle tante tematiche possibili. Oltretutto, l’accezione è ampia: cantare un’ideale o dell’eroismo dei ragazzi di Ardito Desio sul K2 e del sacrificio di Borsellino, non è pur sempre cantare di amore? Naturalmente, chi ama davvero è anche il primo, forse l’unico, disposto a lottare. Lottare sacrificandosi è sempre un atto di amore.


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