Rassegna Stampa

Cabaret la storia mai scritta - Anni settanta tempo da lupi

Testata: SECOLO D'ITALIA

Data:8 settembre 1995
Autore: Leo Valeriano
Tipologia: Specifico

Locazione in archivio

Stato:Smontato originale
Locazione: ASMA,RS2-0008,33

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Il 1969 si aprì all'insegna di moltissime novità. Nella nostra mente era vividamente presente l’invasione di Praga, l’assassinio di Imre Nagy, la fuga di Dubcek e il sacrificio di Jan Palach. Durante l’invasione dei carri armati sovietici nella capitale boema una bambina che si chiamava Danka Kovanova du schiacciata dai cingoli di uno di essi (testo)
Lando Fiorini che con il suo Puff aveva lanciato già diversi personaggi che poi divennero famosi come Emi Eco, Lino Banfi reduce da innumerevoli esperienze di riviste, Enrico Montesano e Gianfranco D’Angelo che si era avvicinato molto a Luciano Cirri pur mantenendo volontariamente una connotazione semi apolitica. Gianfranco Funari seguitava a condurre con un discreto successo il suo Setteperotto, dove in effetti era l’unica attrazione. Il Bagaglino aveva trovato le sue punte in Pippo Franco, che era assurto al ruolo di protagonista e di Pino Caruso, che aveva ormai avuto modo di dimostrare tutte le sue notevoli capacità. Il Giardino dei Supplizi lanciò il Loffredisparo serate jazz in compagnia di Carlo Loffredo e la sua band. Debuttammo con A qualcuno pace calda, a cui seguì tre medi dopo Spartaco ride, una satira sul mondo politico di allora che non sembrava accorgersi del crollo della nostra società. Anzi per gli smemorati è il caso di ricordare che questo temine, società, preso come simbolo di tutto il malessere che si agitava nelle nuove generazioni. In quel periodo nacquero i cosiddetti gruppuscoli: Lotta continua, Avanguardia operaia, Movimento studentesco ecc. e cominciarono i cortei di protesta durante i quali spesso e volentieri i partecipanti si dedicavano a quella che chiamarono spesa proletaria. Si trattava in breve di gruppi di persone che staccatisi dai cortei provvedevano a sfondare vetrine e serrande penetrando nei negozi e impadronendosi di tutto quello che trovavano. Ma in quel periodo come molti ricorderanno e come diceva una nota canzone, qualsiasi cosa negativa avvenisse in Italia era Colpa della Società, e i manifestanti si autoproclamavano, quali novelli Robin Hood, autorizzati a rubare ai ricchi per donare ai poveri. Con la piccola differenza che per loro, ricco era chiunque lavorasse e avesse una proprietà e i poveri erano loro stessi. Fu un periodo che solo Mario Capanna può definire esultante. Infatti da oscuro studente fuoricorso, dirigendo il Movimento studentesco e poi candidandosi con il Psiup, riuscì a farsi eleggere deputato. I suoi affiliati organizzarono nelle università i famosi esami di gruppo in cui si esaminava collettivamente un gruppo di persone. Bastava che qualcuno del gruppo sapesse rispondere alle domande fate dai docenti, che tutto il gruppo doveva essere promosso. Quello che fu anche il periodo delle famiglie collettive e dell’amore di gruppo. Insomma il trionfare del collettivismo all’italiana. Per i normali italiani, invece, fu un periodo di disordini e di involuzione civile. E chi poteva, chi sapeva farlo, trovava il coraggio di dire di no a quel mondo portatore della più squallida involuzione civile. Scrissi una canzone contro le false etichette che andavano di moda: guardate dentro la bottiglia, dicevo, non vi contentate dell’etichetta che c’è attaccata sopra. (TESTO)
Del resto il cabaret non poteva far altro che additare i mali che tutti vedevano, facendone oggetto di satira. Forse fu questo il motivo per cui il Giardino del Supplizi ebbe un simile successo. Le richieste a un certo punto divennero così pressanti che per l’estate del 1969 Luciano Cirri decise di mandare in giro per l’Italia non una ma due compagnie. La prima era composta da Gianfranco D’Angelo, preso in prestito dal Puff, da Anna Mazzamauro, da Franco Cremonini e da Pino Roccon. La seconda comprendeva Oreste Lionello, Pat Starke, Franco Bracardi ed io, Leo Valeriano. In quell’estate i muri di tutta la penisola furono invasi da enormi manifesti riproducenti il volto di Luciano che annunciavano i nostri spettacoli. Ero stato io a farli fare, avendomi dato Cirri l’incarico dell’organizzazione pubblicitaria. Girammo il nostro paese in lungo e in largo, da Bolzano a Siracusa, da Oristano ad Ancona e ovunque ottenemmo un notevole successo. Arrivò così l’autunno,. Un autunno caldo, come si disse allora. Il nostro spettacolo fu Chi cerca droga: Fu proprio in quel periodo che Gianni Preda mi avvertì che nell’ambito di Lotta Continua qualcuno aveva deciso di gambizzarmi come si diceva allora. Era un’operazione che consisteva nello sparare alle gambe della persona che dava fastidio mettendola nella condizione di non nuocere, senza tuttavia ucciderla. Ah il buon cuore della sinistra! Per una serie di motivi non ci riuscirono,. Lo strano è che vent’anni dopo conobbi effettivamente la persona che era stata incaricata di farlo. Ma questa è un’altra storia. Al Giardino dei Supplizi debuttammo con Spartaco Ride, uno spettacolo nel quale riuscivo a dare una buona imitazione di un redivivo Al Jolson che rimpiangeva un’America prova dei figli dei fiori. Cirri aveva assunto anche un nuovo personaggio, Raf Luca e con lui realizzammo un numero ideato da Oreste Lionello e caratterizzato da una serie di acrobazie. Fu vedendo questo che Marcello Marchesi ebbe l’idea di chiamare la coppia Valeriano Raf Luca per un provino in televisione. Con altri collaboratori, tra cui Clericetti, Marchesi stava organizzando un suo rientro televisivo con una trasmissione che avrebbe sfruttato i talenti che si erano messi maggiormente in luce nel nuovo universo cabarettistico e che chiamò I Tiribitanti. Chiesi a Cirri il permesso di parteciparvi ed egli a malincuore me lo dette. Fui sostituito da Franco Cremonini e partii per Milano, L’esperienza fu multo interessante perché era il primo tentativo di portare in televisione un intero complesso di cabaret. Altri tempi già c’erano stati, come nel caso di Lionello o di Montesano ma si trattava di personaggi che venivano presentati isolatamente e al di fuori di un contesto totalmente cabarettistico. La trasmissione chiamata “Ti piace la mia faccia?” e fu particolarmente avversata dalle alte sfere della televisione di Stato. Fini l’anno dopo in un seconda serata di una rete minore mentre dalle altre venivano diffusi film di notevole successo. Comunque mentre registravamo il programma, ebbi il modo di partecipare autonomamente al Derby, il famoso cabaret milanese a cui si erano aggiunti altri due importanti locali: a Milano il Refettorio, creato da Brivio, uno dei Gufi, l’ormai mitico quartetto di cabaret che aveva contribuito a lanciare questa forma di spettacolo in Italia, e a Torino da Gipo, il cabaret di Gipo Farassino. Era il 1970, in Europa la crisi del comunismo cominciava a farsi sentire: in Polonia c’era stata una sommossa popolare e Gierek aveva sostituito Gomulka; nella Gemrania dell’est ci furono notevoli disordini e nelle repubbliche Cecoslovacca e Ungherese la cosiddetta normalizzazione socialista avveniva con molta difficoltà. Lo definii un tempo da lupi, Con Walter Pancini scrissi una canzone che dette il titolo anche a un LP. (TESTO)
L’esperienza milanese durò quattro mesi e poi fui chiamato a girare il mio primo film in Egitto: Sinbad e il Califfo di Bagdad. Quando tornai in Italia molte cose erano cambiate: Funari si era trasferito definitivamente a Milano e i cabaret romani stavano avendo dei mutamenti. Il Bagaglino stava per trasferirsi al Salone Margherita acquisendo oltre agli attori che già aveva, anche Vittorio Conga, Enrico Montesano, Gino Pagani e altri . Il Giardino dei Supplizi aveva consolidato il suo cast e vicino a via Giulia, stava nascendo un nuovo cabaret: l’Oratorio. Questo era stato voluto dalla figlia di Arturo Michelini e vedeva come autori registi la coppia Dino Verde, Bruno Broccoli e come attori principali Antonella Steni e Enrico Simonetti. Completò il cast la coppia Leo Valeriano, Raf Luca. Lo spettacolo si chiamava la Brutta Epoque, e iniziava all’improvviso con le luci spente e con gli attori che entravano dalla porta principale travestiti da gruppuscolari gridando Fascisti, carogne, tornate nelle fogne..Lotta più dura, abbasso la dittatura Come risultato ottenemmo un autentico spavento che spesso i nostri clienti cercavano di dissimulare. Per comprendere quale fosse il clima di allora, bisogna tener presente che fatti del genere accadevano continuamente e realmente, e che coloro che frequentavano il Cabaret di destra rischiavano veramente molto. Ricordo che poiché era proibito portare bastoni o armi improprie durante i cortei, i comunisti li dissimulavano travestendoli alle aste delle bandiere. Si vedevano così bandiere piccolissime issate sopra nodosi randelli che i manifestanti potevano così bandire impunemente. Ovviamente i rapporti con Luciano Cirri non si erano interrotti ma egli dopo la mia esperienza televisiva cinematografica, aveva preferito non richiamarmi al Giardino dei Supplizi che era già completo nel suo cast. Del resto non sarebbe stato giusto accantonare il valore di altre persone solo per favorire un mio rientro. Tuttavia il lavoro non mi mancava. La televisione prima e il cinema poi, mi avevano dato quel minimo di popolarità che è utile per farsi conoscere dal grande pubblico. Insieme a Raf Luca eravamo diventati i beniamini dei piccoli ritrovi, dove portavamo un cabaret formato da una sintesi dei testi migliori di Verde e Cirri. Poi, per una rovinosa condizione dovuta alla poca esperienza anche il periodo dell’Oratorio terminò


Gruppi citati

LEO VALERIANO - Cabaret e satira