Rassegna Stampa

Per un canto davvero libero

Testata: LINEA

Data:18 settembre 2010
Autore: Mario Bernardi Guardi
Tipologia: Recensione

Locazione in archivio

Stato:Copia
Locazione: ASMA,RS5-0001,9

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Ma la Giustizia, quella a cui ci sentiamo quasi in dovere di riservare l’iniziale maiuscola, è sempre giusta? Il dibattito in merito continua ad essere pressoché quotidiano e chissà se mai avrà fine. Perché ci sarà sempre qualcuno convinto che il magistrato Tal dei Tali ha fatto uso “politico” di un ruolo che dovrebbe essere super partes e qualcun altro ugualmente convinto che sempre e comunque il magistrato è super partes anche quando il suo accanimento è palese.
Quanto a noi, che non siamo adusi ad impugnare il corpo contundente del giudizio/pregiudizio pro domo nostra, se ripensiamo a come negli anni Settanta venivano spesso trattati (e maltrattati) i “fasci” - o presunti tali - da parte di tutti i poteri dello Stato, capiamo lo stato d’animo di Loris Lombroni quando, nella “Ballata del nero”, cantava: «O signor giudice che hai la toga/ ma non ti sembra una brutta roba/ una brutta roba di incastrare/ chi ha solo il torto di pensare./ E tu ti ammanti di democrazia/ e vai cianciando di libertà./ E tu ti ammanti di democrazia/ e vai cianciando di libertà./ Libertà, libertà è quando che comandate voi,/ democrazia, democrazia è cosa vostra, non è mia».
Loris è stato una delle voci della destra musicale “anni Settanta”, uno che strimpellava ancor prima che nascesse la Compagnia dell’Anello, uno che ha militato e ci tiene a ricordarlo. La sua testimonianza - “esemplare” come tutte le altre - è contenuta in questo libro che, al pari di quello di recente curato da Marco Tarchi (La rivoluzione impossibile. Dai Campi Hobbit alla Nuova Destra, Vallecchi), ha il pregio di non mescolare ai documenti i risentimenti.
Per cui gli umori e i malumori, i fervori e gli sdegni, le speranze e i disincanti di una generazione ci sono tutti, ben “rappresentati” da “messaggi” musicali di vario valore, ma sempre genuini e generosi: non ci sono invece né il livore né il piagnisteo né la voglia di rivalsa. Anche perché, diciamocelo francamente, quei giovani, qualche volta quei “ragazzi”, che credettero in quel che “non si doveva credere”, disobbedirono a quelli a cui era conveniente obbedire, combatterono “dalla parte sbagliata” al pari di padri e fratelli in spirito di trent’anni prima: quei giovani avevano ragione. E se non l’avevano sempre, di una cosa si può star certi: il loro “canto” era più “libero” di quello di altri. Cantavano in gruppo, non cantavano in coro. Può darsi che qualche volta stonassero, e non fossero “professionali”, ma quanto a vitalità, dignità e scomodità facevano la loro gran bella figura.
Ma torniamo a Loris. Bene, oggi è uno stimato odontoiatra, che si dedica anche all’assistenza dei ragazzi handicappati in un ambulatorio ospedaliero. Vive a Codogno, è sposato, ha tre figli, e sa che il passato è passato. Ma in quel che dice si avverte una gran voglia di gridare: “formidabili quegli anni”. è vero, è il titolo di un libro dell’ex compagno Mario Capanna, ma crediamo che l’ex camerata Loris non la pensi diversamente. E sì che la vita era dura per i duri e puri.
Loris disegna lo scenario padovano, poco prima dell’avvento della lotta armata, quando le BR avrebbero alzato il tiro, facendo fuori i missini Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola.
Ecco la città di Sant’Antonio: i giovani “fasci” che si danno da fare sono circa duecento, sono presenti e consistenti in numerose scuole, si sentono un po’ come “i ragazzi della via Pal”. Ma il Comitato Antifascista vigila e i magistrati cominciano a sparare gli avvisi di reato. Un volantinaggio diventa una manifestazione non autorizzata, un capannello un’adunata sediziosa, un battibecco con i “compagni” una spedizione squadrista. Chi poi continuava a sognare l’unità generazionale, doveva scontrarsi con la dura realtà. I “rossi” credevano solo all’unità antifascista. Insomma: i “topi di fogna” fanno schifo e meritano solo le sprangate.
Così, col partito di riferimento (si fa per dire…) fuori dall’arco costituzionale e l’impegno quotidiano a un’ardua scuola di sopravvivenza, i “fasci” vivono col cuore in subbuglio a scuola, per le strade, nei bar, addirittura sotto casa. E poi la stragrande maggioranza dei giornalisti, dei magistrati, dei prof. liceali e universitari, tifa per i gruppettari rossi, o per simpatia ideologica o perché il “contropotere” territoriale è loro.
Adeguarsi o perire? O che altro? No, niente droga e nessuna scelta estrema, magari con le armi in pugno, come capitò che facesse un numero non esiguo di “neri” incazzati.
Lombroni e gli altri preferiscono far politica, magari a dispetto del partito, incerto tra la difesa dell’ordine e la rivolta contro il sistema; militanza, dunque, da anticonformisti e da eretici, cantando una “marginalità” bella e dannata. Perché i topacci, tra amori, risse e interrogatori, se qualcuno non gli spacca la testa, vivono comunque “alla grande”. Lanciando nell’aria, tra selve di braccia tese, il loro canto libero. Con la benedizione, vera o presunta che fosse di Lucio Battisti che, in ogni caso, un “compagno” non era.
Poi, alla fine degli anni Settanta, ecco i Campi Hobbit.
I topacci si arroventano al sole a Montesarchio, Fonte Romana, Castel Camponeschi. Dibattiti, reading di poesia, fumetti, musica alternativa, ecologia, ipotesi e progetti.
Una gran voglia di andare al di là della destra e della sinistra. Berlino in fiamme e l’Ungheria in rivolta non disdegnano il Che, l’immaginario collettivo esulta e straripa, la musica gli dà voce. Attraverso Mario Bertoluzzi, la Compagnia dell’Anello, Gli Amici del Vento, Michele Di Fiò, Fabrizio Marzi, Fabio Torriero e tanti altri che in questo libro testimoniano. Non c’erano discografici a sostenerli, non c’erano circuiti commerciali a promozionarli. Però… Ecco un insospettabile Vincenzo Mollica che a “Primissima” su Rai2 si occupa di “Terra di Thule” di Mario Bertoluzzi. Ecco un inatteso trionfo al “Trianon” di Roma di un concerto organizzato dall’“hobbit” Umberto Croppi con la Compagnia dell’Anello insieme al gruppo rock del “fascio” transalpino Jack Marchal, collaboratore della “Voce della Fogna”, rivistina underground di Marco Tarchi.
Formidabili gli anni della mitica “Trama nera” cantata dagli Amici del Vento di Marco Venturino, che ora è un medico importante e dirige a Milano una Divisione di anestesia e terapia intensiva, e fa anche lo scrittore visto che ha pubblicato con Mondadori due storie di successo Cosa sognano i pesci rossi e Si è fatto tutto il possibile.
Formidabili quegli anni, così lontani, così vicini al cuore e nostri. Belle bandiere anticonformiste sventolate contro la società e contro un Partito che non sapeva che pesci pigliare di fronte alla scanzonata irruenza di quei giovani e ora li corteggiava, ora li usava, ora li piangeva nei funerali, ora ne prendeva le distanze con durezza.Perché non erano né nostalgici col torcicollo né opportunisti. Nei Campi Hobbit, a fianco al passato e al mito, c’era il futuro. Ma poi dove è andato?


Gruppi citati

COMPAGNIA DELL'ANELLO - LORIS LOMBRONI - AMICI DEL VENTO - FABRIZIO MARZI - MICHELE DI FIO' - FABIO TORRIERO - JACK MARCHAL

Bibliografia:

IL NOSTRO CANTO LIBERO