Rassegna Stampa

"Campo hobbit" tra sogno e realtà

Testata: CANDIDO

Data:25 giugno 1977
Autore: Guido Giraudo
Tipologia: Feste e campi

Locazione in archivio

Stato:Originale
Locazione: ASMA,RS5-0001,1

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SI E’ TENUTO A MONTESARCHIO IL PRIMO FESTIVAL DELLA CANZONE DI DESTRA

Dal nostro inviato
-Tradotta della gioventù nazionale- c’è scritto all’ingresso della carrozza che porta quaranta ragazzi di Milano all’appuntamento col primo Festival di musica di destra. Benevento è lontana ed il racconto delle estenuanti quindici ore di treno non sarebbe interessante se non per la sensazione di essere insieme tra i nostri di cantare, scherzare, parlare liberamente. Siamo a Benevento alle due di notte, ma l’organizzazione ci ha atteso ed un pullman ci porta al campo sportivo di Campo Hobbit I. La stanchezza del viaggio pesa sulle palpebre, ma le canzoni volano dai finestrini aperti: le nostre attese e le nostre speranza stanno per realizzarsi. La prima immagine che ci colpisce è costituita da metri e metri di disegni e di scritte che ricordano i motivi della nostra battaglia. Decine di bandiere sventolano nella notte. Riflettori illuminano la spianata d’ingresso. Il servizio d’ordine ci perquisisce.. Macchine fotografiche e registratori possono entrare solo dopo aver ottenuto un permesso. Ogni gruppo si è portato le sue tende. Noi milanesi montiamo le nostre nel settore che circonda il campo sportivo: Ma non si va a dormire. In realtà in questi tre giorni, le ore di sonno saranno quasi nulle, perché nessuno vuole perdere nemmeno un minuto di questa esperienza. L’apertura ufficiale del Festival, sabati 11 mattina è salutata dal più bel sole che noi milanesi ricordiamo. C’è aria di vacanza tra i quasi duemila partecipanti. Si incomincia a respirare quel clima di cameratismo che poi in sostanza è l’emblema della nostra vita politica. Nel pomeriggio si aprono i dibattiti e le discussioni. In genere questo è l’aspetto più noioso del convegno , ma qui anche i dibattiti hanno un loro motivo e un loro interesse e nessuno li diserta. Non si mangia se non panini, e si fa la coda senza protestare davanti ai soli tre rubinetti esistenti. Ci si arrostisce al sole ma tutti se ne fregano perché c’è tanto entusiasmo e nessuno vuole perdere un solo momento di queste giornate. Alle 19 incominciano ad esibirsi i complessi e i cantanti. Sono quasi tutte canzoni politiche, che hanno molti punti in comune: la rabbia, il ricordo dei nostri caduti, la speranza di un domani diverso. Ultimi della serata, sono ormai le 23, sono Gli Amici del Vento. Le canzoni del nostro complesso milanese scatenano l’entusiasmo di tutti i partecipanti e diventano l’emblema del campo. Ma la giornata non finisce e i canti e le discussioni si inseguono da una tenda all’altra.
Domenica 12, ancora troppo sole, Si incomincia davvero ad andare arrosto. Si ripulisce il terreno dalle cartacce. Anche questo è un aspetto importante Campo Hobbit non è Parco Lambro. Non ci vorranno le ruspe per togliere le immondizie. Tutti sono impegnati a proteggere il verde, la difesa dell’ambiente è un motivo ricorrente in tutte le discussioni. Ricominciano le canzoni. E’ la volta del complessi folcloristici, napoletani e sanniti. poi, nel pomeriggio vi saranno anche quelli rock ed il bis degli Amici del Vento oltre all’ottimo gruppo di Padova. Sta per finire tutti. Le bandiere cominciano ad ammainarsi. Si smontano le tende. Ci si prepara all’estenuante viaggio di ritorno e nella notte pigiati in un treno stracolmo, ripensando alle ore precedenti traiamo le nostre conclusioni. Certo non è stato tutto bellissimo e accettabile. Molte cose si debbono annotare. Per esempio è stata osservata la quasi totale assenza di bandiere nazionali sostituite dal simbolo comune a molti gruppi anticomunisti europei della croce celtica. Ma a giustificazione si deve dire che quasi tutti i partecipanti si sentivano appartenenti ad una gioventù europea che intende unirsi al di sopra dei singoli nazionalismi. Per quanto riguarda i dibattiti, si possono fare alcune annotazioni. Sono state dette molte cose giuste e alcune idiozie come quella, ad esempio, che bisogna adottare metodi e terminologie della sinistra per combattere il marxismo. Anche perché era evidente che idiozie del genere sarebbero state sfruttate s strumentalizzate dai giornalisti di regime, accorsi in gran numero per assistere a questo primo festival della gioventù di destra. Da specificare, tra parentesi, che questi giornalisti sono stati trattati come ospiti e rifocillati dai nostri ragazzi: cosa che non avverrebbe certamente a giornalisti del Candido e del Secolo che si recassero a festival comunisti. Un altro aspetto assai poco positivo è consistito nella frenesia di alcuni partecipanti di imporre una terminologia populistica e demagogica in contrasto con le tradizioni e gli autentici contenuti sociali della Destra italiana che sono invece riecheggiati in continuazione tra la massa dei partecipanti. Questa realtà si contrappone fin d’ora a quanti cercheranno sicuramente di sostenere la tesi che questo Campo Hobbit ha segnato una antitesi organizzata in funzione anti MSI Destra Nazionale. Ciò non è assolutamente vero, perché il fenomeno culturale che si è manifestato a Montesarchio è sempre stato inteso da tutti come un contributo alla battaglia della Destra e del partito.
In conclusione di queste mie note penso di poter trarre alcune considerazioni.
Campo Hobbit I rappresenta qualcosa di ancora in nuce, che dovrà fruttificare in un domani che spero non lontano. Nel rovente campo sportivo di Montesarchio, sono nati, a mio avviso, germogli di idee che non diventeranno tutti fiori, ma che almeno costituiscono qualcosa di nuovo. Nel Campo Hobbit non ci si è crogiolati in inutili nostalgismi, ma si è dimostrato che a Destra non si cantano solo vecchie canzoni: c’è del nuovo, e del nuovo importante. Ci sono ancora scorie da eliminare, idee pericolose ed eccessi sgraditi, ma è sempre così quando si vuole costruire un futuro migliore.
Sono certo che il tempo e la volontà della gioventù nazionale cancelleranno questi errori e che la primavera che abbiamo rappresentato diventerà una estate carica di frutti. E in questa certezza vorrei concludere questa cronaca su Campo Hobbit I con le parole di una canzone degli Amici del Vento che è stata ripresa in coro da tutti i partecipanti al festival.. E nascerà l’Europa di chi crede
Ancora nella nostra civiltà
Di chi tra le bandiere del passato
Saprà trovare la continuità
DEGIMI


Gruppi citati

AMICI DEL VENTO

Concerti:

CAMPO HOBBIT 1